Elisa, madrina molto global «Sarò breve e sincera»

La modella e attrice Sednaoui ancora incredula sbarca al Lido con la mamma «Che piacere ricevere la telefonata del presidente Baratta e salvare il numero»
Di Manuela Pivato
01/09/2015 Venezia, 72 Mostra Internazionale d' Arte Cinematografica. Arrivi alla darsena dell'Hotel Excelsior. Nella foto la madrina Elisa Sednaoui con il direttore Alberto Barbera
01/09/2015 Venezia, 72 Mostra Internazionale d' Arte Cinematografica. Arrivi alla darsena dell'Hotel Excelsior. Nella foto la madrina Elisa Sednaoui con il direttore Alberto Barbera

di Manuela Pivato

Lieve come una piuma e diritta come un fuso, preceduta dai bauli di abiti e seguita dalla madre che le è pari in eleganza, Elisa Sednaoui sbarca al Lido nella quiete perfetta della vigilia e, posato il piedino stretto nel sandalo Jimmy Choo sulla corsia dell’hotel Excelsior, subito contraddice la dolcezza del nome che porta. Dice che non ha paura, che sarà se stessa e, soprattutto, dice che parlerà poco.

Già modella, già ragazza del Calendario Pirelli fotografata da Karl Lagerfeld e volto di Chanel; e ancora attrice, autrice, madre di un bambino di due anni, papà egiziano, mamma piemontese e casa a Londra; cinque lingue sulla punta delle dita, molto global, molto impegnata nel sociale e, non proprio da buttar via, figlioccia di Christian Louboutin; a 27 anni - e a sorpresa - tutta questa ragazza qui diventa anche madrina della 72ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica portandosi dietro «un’agenda degna di un ministro».

Pantaloni di camoscio bordeaux di Trussardi con top in tinta, collana d’oro a doppio giro di Bulgari, quindi già testimonial ambulante da ieri e per i prossimi undici giorni, Elisa Sednaoui incarna la madrina del terzo millennio ma anche lei, come tutte coloro che l’hanno preceduta, davvero non ci credeva. .

Com’è avvenuto il primo contatto con la Biennale?

«Nessuna telefonata improvvisa. È stato il mio agente a comunicarmi che il direttore Barbera gli aveva chiesto se ero disponibile».

Quindi?

«Quindi lo ero. Ci siamo visti a colazione a Torino e abbiamo concluso. Tutto semplice. Devo dire, però, che è stato molto piacevole ricevere la telefonata del presidente Baratta e altrettanto piacevole salvare il suo numero di cellulare. Certo, fino a quando non ho visto il mio nome sui giornali non ci credevo del tutto».

Non è la sua prima volta al Festival.

«Ero già stata tre volte, ma solo come spettatrice, l’ultima delle quali due anni fa per “Under the skin”».

La sua idea su Venezia?

«Ho sempre conservato di Venezia un ricordo emotivo molto forte. È una città che mi commuove sotto vari punti di vista a cominciare da quando vedo la biancheria stesa ad asciugare sui canali. Lo considero un vero atto della vita di tutti i giorni. Credo che non debba mai venir meno l’impegno per preservare luoghi come questo, sia socialmente che culturalmente».

A proposito di impegno, lei è molto attiva anche sul fronte del sociale.

«Ho una fondazione che porta il mio nome e che si occupa di insegnare arte e recitazione ai bambini e ragazzi egiziani. Inoltre, sempre in Egitto, sto lavorando a un documentario sull’immagine della donna. Ogni giorno penso a quello che succede nel mondo. Alla violenza sulle donne ma anche al dramma dei migranti: non possiamo più parlare di tolleranza ma dobbiamo parlare di accettazione. Viviamo in un’era in cui si chiede a tutti di essere più flessibili».

Elisa, ci dica qualcosa da madrina. Il discorso per la serata inaugurale?

«Cercherò di essere il più concisa e chiara possibile. Spero solo di non essere noiosa».

Come salirà sul palco?

«Con sincerità e con la gratitudine per essere stata scelta. Ma sono e resto quella che sono. E quella che sono è il risultato della passione e del sacrificio che metto in ogni cosa che faccio».

E il vestito?

«Il vestito non posso dirlo. Fa parte del mistero di madrina. In quest’epoca in cui si condivide e si sfrutta tutto a proprio vantaggio è importante saper suscitare un po’ di stupore. Però posso dire che ho provato talmente tanti abiti e ne ho portati al Lido talmente tanti che nella mia stanza si fa fatica a entrare».

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