Elisa, l’associazione Coscioni «Solo un giudice può decidere»
MESTRE. L’appuntamento è fissato per i primi giorni della prossima settimana, nella sede di Roma. «Parlerò con loro, ma soprattutto ascolterò, perché sono un po’ a digiuno di queste cose e voglio prendermi il tempo necessario per riflettere e poi decidere», spiega il padre di Elisa P., Giuseppe, che aggiunge: «Negli ultimi 12 anni mi sono occupato solo di fare il papà a tempo pieno». Perché da 12 anni Elisa è in stato vegetativo persistente dopo un incidente stradale, mentre stava tornando da Padova con il fidanzato.
L’appuntamento è quello che Giuseppe ha fissato con Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni che, in vista dell’incontro, si esprime con cautela. «Servirà proprio per vedere tutta la documentazione, sia quella medica che quella relativa alla nomina del padre quale amministratore di sostegno», spiega il segretario dell’associazione, «perché l’intervento della magistratura, probabilmente necessario in un caso come questo, può essere richiesto in diversi modi». Un percorso in un terreno - etico, legislativo e giudiziario - da affrontare con coraggio da esploratori: un passo alla volta, senza perdere di vista i sentieri che fino ad ora sono stati percorsi. Il percorso del caso di Eluana Englaro, per esempio, dove però il padre Beppino riuscì a provare che la figlia, quando ancora era in vita, aveva espresso la volontà di essere liberata, qualora si fosse trovata nelle condizioni di stato vegetativo, come era poi accaduto a causa di un incidente stradale. Il sentiero aperto da Piergiorgio Welby, che era riuscito a ottenere il distaccamento, con l’assistenza di un medico che lo sedò, dal respiratore che lo teneva in vita. Fu indagato e poi scagionato. O più recentemente il percorso aperto dell’ex presidente della Provincia di Cagliari, Walter Piludu, malato di Sla. La sentenza del Tribunale di Cagliari che acconsentì al distacco della macchina che lo teneva in vita potrà essere, secondo l’associazione Coscioni, un punto di riferimento importante. Nei passaggi in cui stabilisce che la Costituzione «tutela il diritto alla salute e anche quello ad autodeterminarsi, a scegliere se fare o meno un trattamento sanitario». E ancora: «Si può rinunciare alle cure anche se questo porta alla morte». Sono casi però in cui è certificato la volontà del malato di rinunciare alle cure mediche. «Anche noi che ci occupiamo di queste vicende», prosegue Filomena Gallo, «dobbiamo essere molto cauti, leggere e valutare la documentazione di ogni singolo caso, e questo vale anche per la vicenda di Elisa, difficile da mettere a confronto con casi del passato». Ciò che è certo è che, senza una legge sul fine vita - ferma in parlamento - tutti i percorsi hanno lo stesso inizio: le aule dei tribunali.
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