Egitto, calvario finito per i turisti veneziani bloccati a Sharm

La famiglia di San Michele al Tagliamento è tornata a casa dopo oltre 24 ore. Il tour operator: «Non è colpa nostra»

SAN MICHELE. Finita l’odissea, tutti sono rientrati a casa. Si è sbloccata, fortunatamente, come previsto, nella notte la situazione relativa agli oltre 100 italiani imprigionati, per una negligenza che verrà appurata da un’inchiesta, al check-in dell’aeroporto internazionale di Sharm El Sheikh, in Egitto. Assieme a Stefano Mecchia c’erano la moglie Elisa Bedin e il loro figlio piccolo. Con loro sono atterrati ieri all’alba, a Bologna, anche tre coppie friulane. Intanto il tour operator Viaggi del Turchese si difende, e lo fa attraverso il direttore commerciale Quirino Falessi. «Viaggi del Turchese non ha colpe per la situazione che si è creata. È successo che l’aeromobile messo a disposizione dalla compagnia, l’Air Cairo Company, presentava un guasto tecnico», evidenzia Falessi, «non potevamo in alcun modo intervenire. Alle 2 siamo riusciti a varcare il check- in per fornire un minimo di assistenza, acqua e cibo, prima non potevamo farlo. Infine l’aereo con cui gli italiani sono rientrati è stato messo a disposizione da noi».

Resta da chiarire come mai il consolato a Sharm sia stato informato solo 12 ore dopo l’orario di partenza di quanto stava accadendo al check-in. Pur stanco per il viaggio, intanto, Stefano Mecchia, rappresentante farmaceutico residente a Pozzi di San Michele, ma conosciutissimo anche a Pordenone e Udine per la sua attività lavorativa. «Avevamo paura. Dopo esserci svegliati alle cinque del mattino per salire sull’aereo, arrivati all’aeroporto ci hanno detto che il mezzo non era pronto. Per una regola vigente in Egitto, una volta superata la linea del check – in, non potevamo più tornare indietro. Vi immaginate? Eravamo più di 100 italiani, provenienti in particolare da Veneto e da Friuli, tutti arrabbiati e delusi. Dovevamo partire alle 7 di mattina e invece alle 7 di sera eravamo ancora lì. L’aereo, che avevamo pagato nel pacchetto vacanze, non era disponibile. La polizia egiziana ci teneva lì in ostaggio, mitra spianati, non potevamo muoverci. La nostra paura era quella di restare imprigionati in Egitto, proprio mentre era in corso una rivoluzione. Abbiamo temuto di non poter più raggiungere il nostro paese».

La fortuna ha assistito Mecchia e gli altri italiani, tra cui un bambino disabile della provincia di Milano. Infatti, grazie a un amico che si trovava a Portogruaro, Mecchia è stato messo in contatto con il console italiano di Sharm, la signora Frigido. La salvezza era vicina. Nella notte compresa tra lunedì e ieri gli oltre 100 italiani sono stati ospitati in un albergo di Sharm el Sheikh, a spese del nostro consolato. Si sono potuti rifocillare, lavarsi e riposarsi fino all’1.30. «Non potevamo credere ai nostri occhi», conclude Stefano Mecchia, una volta superato il check – in c’era sulla pista un aereo tutto per noi, pagato anche questo dal nostro consolato. Cori da stadio hanno accompagnato la partenza dell’aeromobile, abbiamo raggiunto l’Italia, atterrando a Bologna poco dopo le 6. Ce l’avevamo fatta, eravamo finalmente a casa. La prossima volta, prima di partire per l’Egitto, mi godrò meglio le spiagge di Caorle e di Bibione».

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