Effetto domino per la chiusura del cracking a Mestre. Ecco cosa succede

Lettera da Ferrara della multinazionale Basell a Draghi e Zaia: «Non ci sono garanzie per i rifornimenti da Marghera»

Francesco Furlan

MESTRE. Lo spegnimento dell’impianto del cracking della Versalis è iniziato martedì, e si chiuderà nell’arco di qualche giorno. Martedì torce accese, per una delle ultime volte.

La decisione di chiusura dell’impianto da parte di Eni sta scatenando una serie di reazioni a catena, un effetto domino che coinvolge i principali petrolchimici del Nord Italia, Mantova e Ferrara.

E nella città estense a protestare non sono solo i lavoratori. Nelle scorse ore ha fatto discutere la presa di posizione della multinazionale Basell che chiede al governo di battere un colpo. L’azienda riceve da Marghera, attraverso la pipeline, i derivati dell’impianto del cracking necessari per la produzione di materie plastiche.

Versalis continuerà a rifornire Basell ma lo farà in modo diverso: i composti chimici arriveranno da Priolo via nave a Marghera e da qui, sempre via pipeline, prenderanno la strada di Ferrara. Nella lettera inviata al premier Mario Draghi, al ministero della Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, e anche al presidente veneto Luca Zaia, il presidente di Basell, Gabriele Mei, chiede «garanzie di continuità e sostenibilità degli approvvigionamenti», senza le quali «non saremo in grado di assicurare il futuro di tutti gli asset italiani del Gruppo LyondellBasell (Ferrara e Brindisi) nel lungo termine, inclusi quelli di ricerca e sviluppo nel campo della sostenibilità ambientale».

Il presidente di Basell sottolinea che «non esistono ad oggi garanzie che l’hub logistico di Marghera possa, nel suo attuale assetto – sia in termini di capacità di scarico che di capacità di stoccaggio – sostenere il flusso di materie prime necessario per la continuità produttiva degli impianti italiani di Basell Poliolefine Italia, complessivamente considerati». Impianti che coinvolgono, nel loro complesso, circa 2000 lavoratori di cui 800 diretti solo a Ferrara.

Basell chiede garanzie sulla reale capacità di Porto Marghera sull’importazione e la distribuzione del propilene e dell’etilene e sul sistema di pipeline che collega il porto con Ferrara e Mantova. Basell quindi chiede al governo - ma riferendosi a Eni - «l’ammodernamento e il potenziamento dell’hub logistico di Marghera», con investimenti, «idonei ad assicurare la fornitura di propilene via nave con adeguata capacità di scarico e stoccaggio, in particolare la realizzazione di uno stoccaggio criogenico per il propilene con una capacità di 7000 tonnellate».

Il contratto di approvvigionamento tra Versalis e Baselle scadrà nel 2024, ed è in una non facile fase di rinnovo commerciale tra le parti. A preoccupare Ferrara - le aziende, i lavoratori e le istituzioni - sono diversi fattori: il fatto che propilene ed etilene derivanti dall’impianto di cracking di Marghera sono ritenuti di ottima qualità; l’approvvigionamento via navi è legato a fattori di incertezza generici (imprevisti delle navi, che possono ritardare l’arrivo per questioni meteo) e specifici (l’accesso a Porto Marghera, il Mose).

Già nel 2014, quando l’impianto di Marghera era stato spento (per essere riacceso pochi mesi dopo) alcuni problemi nell’approvvigionamento, fanno sapere da Ferrara, c’erano stati. Versalis, interpellata, per il momento preferisce non commentare i timori di Basell. Risponderà, con ogni probabilità, nell’incontro convocato al Ministero dello Sviluppo economico per giovedì mattina. L’impianto per lo stoccaggio criogenico per il propilene - sul quale chiede certezze Basell - fa parte del programma di investimenti di Eni su Porto Marghera, ma sarà pronto nel 2024 con un investimento, relativo alla logistica, di 30 milioni di euro.

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