Edison scommette su Porto Marghera: i segreti della nuova centrale

MARGHERA. Due mesi dopo l’annuncio fatto a Genova da Edison di voler realizzare a Porto Marghera, con un investimento di 300 milioni di euro, nuova turbina a gas ad alta efficienza - sviluppata dalla società genovese Ansaldo Energia - in Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto del ministero delle Sviluppo economico con l’attesa Autorizzazione unica finale che permette di dare il via ai lavori.
A giugno del 2018 la commissione tecnica per la Via (Valutazione di impatto ambientale) aveva espresso il suo parere positivo e il 20 dicembre 2018 è stato emesso il decreto a firma del ministero dell’Ambiente e dei Beni culturali.
CANTIERI
Ora Edison prevede di aprire il cantiere nella sua centrale di Marghera Levante - che resterà aperto per tre anni occuperà fino a 600 persone nella fase di picco - per la fine di maggio. Edison assicura che «Marghera Levante sarà il ciclo combinato più efficiente in Europa» grazie alla tecnologia italiana di Ansaldo Energia, trasformerà la centrale di Marghera nel primo impianto europeo di “Classe H”, con 780 MW di potenza installata e livelli record di efficienza, flessibilità e sostenibilità, sia per le emissioni di CO2 per kilowattora (-40% rispetto alla media dell’attuale parco termoelettrico italiano) sia per tutte le altre emissioni (-70% delle emissioni di NOx, l’ossido di azoto, autorizzate).
«Vogliamo avere un ruolo di leadership nella transizione energetica italiana», aveva anticipato, nel marzo scorso a Genova, Marc Benayoun, amministratore delegato Edison spa.
«A Venezia vogliamo fare un importante passo in questa direzione con l’orgoglio che questo avviene grazie all’accordo tra due eccellenze industriali italiane, come Edison spa e Ansaldo spa, impegnate entrambe nel promuovere lo sviluppo, l’innovazione, la sostenibilità ambientale e permettere, così, di continuare a contribuire alla sicurezza di approvvigionamento energetico di un polo e una regione, come il Veneto, di grandissima vitalità industriale e imprenditoriale».
A Porto Marghera Edison ha due centrali termoelettriche a gas naturale funzionanti: Marghera Azotati, avviata nel 1950 e tutt’ora in esercizio con due turbine a gas entrate in funzione nel 1993 e Marghera Levante, sviluppata nel 1960 realizzando il riempimento dell’area lagunare con materiali di riporto provenienti da scavi e da attività industriali della Prima Zona Industriale.
Attualmente il funzionamento della centrale di Marghera Levante (dove sono occupati una trentina di lavoratori) si basa sull’utilizzo di tre turbine a gas, due delle quali entrate in funzione nel 1992 e una nel 2001, tutte alimentate a gas naturale, accoppiate ai rispettivi generatori di energia elettrica.
PROSPETTIVE

Mottura: «Il rifacimento della centrale di Levante servirà a tutto il Paese, la transizione energetica comincia a Marghera»
«Edison ha fatto la storia dell’energia italiana e vogliamo che rappresenti anche il suo futuro», dice Luigi Mottura, direttore settore termoelettrico di Edison che è una delle principali società energetiche in Italia e in Europa, con 9 miliardi di euro di fatturato.
L’investimento che realizzerete a Marghera Levante, in una centrale che già è di vostra proprietà e già utilizza il gas, che senso ha?
«A Porto Marghera il nostro nuovo impianto contribuirà alla transizione energetica dell’intero Paese, grazie al rifacimento e miglioramento ambientale della centrale termoelettrica Edison Levante. La nostra società rappresenta la storia dell’energia italiana e vogliamo che ne rappresenti anche il futuro. Abbiamo previsto per il triennio 2019-2021 investimenti per oltre 2 miliardi di euro, oltre il 90% dei quali in Italia, e saranno a servizio di questo obiettivo, così come lo sono stati gli 800 milioni di euro investiti nel 2018».
Ma la vostra centrale di Marghera Levante già utilizza il gas. Di che transizione si tratta?
«I nostri investimenti sono orientati sugli assi fondamentali del Piano energia clima, cioè: rinnovabili, gas sostenibile e competitivo per sostituire carbone e petrolio, innovazione di mercato, efficienza energetica e nuovi servizi. In questo quadro il nuovo ciclo combinato di Marghera Levante garantirà al sistema nazionale la sicurezza e la flessibilità di produzione necessarie a bilanciare la generazione elettrica da fonti rinnovabili che sono per loro stessa natura intermittenti, come acqua, vento e sole, riducendo allo stesso tempo le emissioni in atmosfera. In questo contesto il gas naturale si pone come fonte di backup assumendo un ruolo essenziale per la transizione energetica».
Qual è la strategia del nuovo progetto per la centrale di Marghera Levante?
«Per noi è un impegno importantissimo nella direzione della sostenibilità, che si affianca alle molte altre nostre iniziative dedicate alle rinnovabili, alla mobilità sostenibile, all’innovazione digitale e ai servizi energetici. Mi fa piacere ricordare che Edison è stata la prima, nel 1992, a introdurre in Italia il ciclo combinato alimentato a gas naturale, la tecnologia termoelettrica più efficiente e rispettosa dell’ambiente. Oggi, con Marghera Levante, Edison continua a investire in innovazione puntando su tecnologie che sono frutto del migliore made in Italy, per supportare la crescita industriale e lo sviluppo sostenibile del Paese.
Il vostro investimento a Marghera Levante dovrebbe essere inserito nel programma di “capacity market” che il Governo in carica non ha ancora messo a punto? Che farete?
«È di assoluta importanza dare rapidamente avvio al programma per il mercato della capacità. Il sistema deve garantire alle famiglie e alle imprese italiane la disponibilità di capacità produttiva di energia elettrica nel lungo periodo. Dobbiamo essere in grado di far fronte alle oscillazioni dei consumi e, in particolare, ai picchi di domanda per evitare criticità in termini di sicurezza della fornitura e assicurare i clienti finali dal rischio-prezzi, il settore elettrico italiano lo aspetta da molti anni. . Fino a quando lo sviluppo degli stoccaggi elettrici non sarà una possibilità concreta, dobbiamo poter bilanciare istantaneamente la domanda di energia elettrica. La capacità produttiva disponibile nel 2018, infatti, nelle ore di maggiore criticità è pari a 7 GW ma è in progressiva riduzione. In ogni caso i lavori a Marghera Levante verranno portati a termine anche in assenza di capacity market. Occorre, tuttavia, accelerare l’introduzione di questo sistema per far sì che si continui a investire in cicli combinati di ultima generazione».
A Porto Marghera sono stati chiusi interi cicli produttivi energivori, come quello del cloro e la siderurgia. A chi venderete la vostra energia?
«L’intervento di Edison a Marghera Levate permetterà di continuare a contribuire alla sicurezza di approvvigionamento energetico di un polo e una regione che rimangono tra le più vitali del nostro Paese dal punto di vista industriale e imprenditoriale, nonostante la crisi. L’energia elettrica prodotta sarà ceduta alla rete di trasmissione nazionale e venduta sul mercato elettrico per soddisfare le esigenze di tutto il Nordest.
E quali saranno le prospettive del vostro secondo impianto veneziano, Marghera Azotati?
«La centrale di Marghera Azotati utilizza due turbine a gas, la TG3 e la TG4, entrate in funzione nel 1993, entrambe alimentate a gas naturale e continuerà a operare sul mercato dell’energia elettrica e dei servizi di dispacciamento nelle modalità attuali, grazie alla elevata flessibilità di funzionamento».
INVESTIMENTI

La produzione di energia pulita, nuovo orizzonte industriale
La chimica di base, la raffinazione del petrolio e la siderurgia hanno subìto un drastico ridimensionamento o sono state chiuse del tutto, facendo mancare negli ultimi due decenni migliaia di posti di lavoro a Porto Marghera.
In compenso la produzione di energia elettrica da immettere nella rete nazionale e vapore è diventata l’attività industriale predominante, quella in cui si annunciano e realizzano investimenti per centinaia di milioni di euro che, seppure in quantità ridotta visto il progresso tecnologico, creano e creeranno nuovi posti di lavoro.
Elettricità e vapore. Attualmente sono tre le centrali termoelettiche ancora attive a Porto Marghera, una di Enel a Fusina e altre due di Edison, la Levante e la Azotati. Dopo la chiusura, a Marghera, della vecchia centrale termoelettrica a carbone intitolata a Giuseppe Volpi, Enel sembrava costretta a chiudere anche la centrale Palladio di Fusina, tuttora funzionante a carbone, ma in frazione ridotta in quanto viene mischiato con il combustibile da rifiuti non pericolosi o speciali (Css) fornito da Veritas spa.
La chiusura della Palladio entro il 2025 per Enel tassativa visto che le direttive ambientali dell’Unione Europea parlano di chiudere, progressivamente, tutte le centrali che ancora utilizzano l’inquinante carbone fossile, che contribuisce in modo massiccio alle emissioni di anidride carbonica (C02) in atmosfera e al conseguente “effetto serra” che genera i sempre più evidenti e catastrofici cambiamenti del clima mondiale.
Ma nei giorni scorsi il direttore Enel per l’Italia, Carlo Tamburi, parlando davanti alla commissione Attività produttive della Camera, ha annunciato che Enel ha chiesto l’autorizzazione al ministero dell’Ambiente per convertire al gas tutte le sue centrali che utilizzano ancora il carbone, compresa quella di Fusina a Venezia.
Oltre a quelle di Enel ed Edison, a Porto Marghera sono in funzione altre cinque piccole centrali termoelettriche: quella costruita recentemente all’interno della bioraffineria Eni alimentata a metano per auto produrre energia e vapore; la seconda che si trova all’interno dello stabilimento del cracking di Versalis (Eni), a metano anche questa; la centrale a biomassa della società Triera Power che utilizza gli scarti di lavorazione della Grandi Molini Italiani; la centrale alimentata a gas della società Energie che utilizza il gas in uscita dallo stabilimento Arkema.
I biocombustibili. Fino a pochi anni fa a Porto Marghera arrivava via nave, fino al terminal lagunare di San Leonardo, il petrolio greggio che la raffineria dell’Eni (ex Agip) trasformava in benzina e gasolio. Dal 2014 la raffineria è stata riconvertita, con una tecnologia esclusiva di Eni, a produrre biodiesel miscelando il gasolio che arriva via nave con oli vegetali, all’inizio solo di palma e ora anche quello esausto di frittura e grassi animali.
La bioraffineria veneziana ha una capacità produttiva di circa 350 mila tonnellate all’anno e utilizza olio di palma, olio di frittura grassi animali. Nel prossimo futuro Eni prevede la possibilità di utilizzare anche a Marghera i risultati della sperimentazione nell’impianto pilota realizzato nella raffineria di Gela che fornisce olio vegetale recuperandolo dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani, come avanzi e residui di cibo e scarti dell’industria agroalimentare.
Pannelli fotovoltaici. Su alcune delle sue grandi aree industriali dismesse a Porto Marghera, Syndial (la società ambientale di Eni) sta lavorando a un progetto per la realizzazione di due impianti di produzione di energia elettrica da fonte solare fotovoltaica, con una potenza complessiva di circa 6,5 Mw. Si tratta delle aree, già messe in sicurezza permanente, del lotto 12 (ex Ausidet) e il lotto 15 (Nuovo Petrolchimico). Syndial sta lavorando affinché tutte le autorizzazioni necessarie per l’avvio dei lavori per la costruzione dell’impianto possano essere completate entro fine anno.
Syndial, inoltre, ha recentemente sottoscritto un’intesa con Veritas per studiare congiuntamente le modalità di realizzazione, in un’area dismessa e bonificata del petrolchimico a Porto Marghera, di un impianto industriale che trasformerà la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu ) in bio olio e bio metano.
Gas natuale liquefatto. A Porto Marghera è prevista, infine, la costruzione del primo deposito di gas naturale liquefatto (Gnl). Il progetto da 105 milioni di euro, sostenuto dall’Autorità portuale e predisposto da Venice lgn spa, è in attesa dell’autorizzazione (Via e Aia) e prevede di costruire in area Decal spa (azionista unico di Venice lgn) sul canale Sud, un deposito di stoccaggio per 32 mila tonnellate. —

Confindustria ed Enel alleate per il piano da 7,6 miliardi
Al Parco Vega di Marghera ieri Enel spa e Confindustria Veneto hanno reso noto ai aver avviato una accordo «di sinergia per in vista di una transizione energetica che premierà le aziende più innovative e sostenibili». L’annuncio è stato fatto al termine dell’incontro su “Energia, sostenibilità e innovazione: qualificazione e committenza Enel” che ha visto la partecipazione di oltre 50 aziende venete in rappresentanza di numerosi settori di attività che spaziano dall’edilizia all’elettronica avanzata.
Alda Paola Baldi di Enel Italia ha spiegato che la sinergia «si inserisce nell’ambito delle iniziative legate allo sviluppo e alla competitività delle aziende associate a Confindustria, particolarmente motivate a confrontarsi su innovazione, qualità, flessibilità e che pongano in primo piano valori irrinunciabili quali la sicurezza dei lavoratori e la sostenibilità economica, ambientale e sociale della propria attività».
Baldi ha anche illustrato il piano di committenza del Gruppo Enel in Italia da 7,6 miliardi di euro nel triennio 2019-2021 «focalizzato sulle infrastrutture e i servizi che costituiranno la piattaforma abilitante dello sviluppo del Paese».
«Questa sinergia» ha aggiunto Vittorio Zollet, sonsigliere delegato alla politiche energetiche di Confindustria Veneto «ha l’obiettivo di mettere in contatto le aziende associate con un partner di primo piano come Enel per realizzare gli interventi energetici prioritari per il Veneto». Confidiamo che questi interventi» ha aggiunto «possano essere effettivamente e velocemente realizzati per colmare il gap energetico di cui soffrono molte aree del nostro territorio per essere più competitivi».

Gli interventi di Terna: via i tralicci, elettrodotti interrati sotto la laguna
Terna spa, la società che gestisce la rete elettrica italiana – nel quadro del Piano suo Strategico per i prossimi tre anni che prevede di investire in Veneto 355 milioni – da metà dell’aprile scorso ha dato avvio alla prima fase delle attività di demolizione dell’elettrodotto aereo lagunare “Fusina 2 – Sacca Fisola”.
Le attività sono state rese possibili dalla recente entrata in esercizio delle due linee in cavo interrato “Sacca Serenella – Cavallino” e “Fusina 2 – Sacca Fisola”. Gli interventi di Terna sono previsti dall’accordo di Programma firmato con la Regione Veneto nello scorso gennaio.
Le operazioni di smantellamento riguardano conduttori e sostegni per un totale di 6,5 chilometri e 24 sostegni eliminati e inizialmente saranno svolte in terraferma, lato stazione elettrica Fusina 2. Le demolizioni in laguna, successive all’ottenimento delle relative autorizzazioni da parte delle Amministrazioni competenti, avranno invece inizio nella prima decade di maggio e si concretizzeranno nella rimozione dei conduttori e sostegni lato Sacca Fisola, ove è ubicata la cabina primaria di Enel, e successivamente proseguiranno verso Fusina 2 e avranno il loro apice nella demolizione dei sostegni vicino al Canale Malamocco Marghera, due dei quali in particolare sono alti circa 80 metri.
Terna sta completando anche lo smantellamento di un tratto della linea “Villabona – Fusina 2” (6,1 km) con la demolizione di 24 tralicci nel Vallone Moranzani che l’abitato di Malcontenta e l’area del terminal traghetti di Fusina.
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