A Venezia un economo in parrocchia per tenere d’occhio le spese
Cambio di passo voluto dal Patriarcato nell’amministrazione dei beni ecclesiastici: più responsabilità ai laici
L’obiettivo è duplice: fare economia e mettere assieme le forze per ottimizzare i beni e risparmiare dove possibile. Ma anche sgravare i parroci da compiti che richiedono sempre più competenze specifiche e portano via tempo alla cura delle anime e dei fedeli.
Il Patriarcato di Venezia ha deciso di dare una svecchiata alla normativa che regola l’amministrazione delle risorse ecclesiastiche delle comunità, introducendo un nuovo decreto generale accompagnato da una lettera del Patriarca, Francesco Moraglia, contente nuove figure e una più aggiornata legislazione.
Tra le novità si istituisce l’economo parrocchiale, strumento innovativo frutto anche delle richieste dei parroci, che ha come obiettivo quello di sostenere l’operato dei presbiteri. Rafforzato anche il ruolo dell’Ufficio tecnico diocesano e ripensate le modalità di nomina dei Consigli Affari Economici parrocchiali guardando alle collaborazioni pastorali in cui un solo presbitero è parroco di più comunità.
Spiega don Fabrizio Favaro, vicario per gli affari economici: «Abbiamo prodotto un nuovo regolamento per far funzionare il consiglio affari economici delle parrocchie, quello in vigore era obsoleto. Si farà in modo che i fedeli laici abbiano maggiore corresponsabilità nella gestione dei beni delle parrocchie alleggerendo le incombenze dei parroci, che rischiano di essere appesantiti».
Cosa cambia? «Fino ad oggi ogni parrocchia doveva avere un consiglio affari economici con 3 laici e un parroco, adesso invece le più piccole avranno da 3 a 5 membri, quelle più grandi da 5 a 7. Dove ci sono più parrocchie affidate a un parroco solo, ci sarà un unico consiglio per tutte le parrocchie. In questo modo si ridurrà la burocrazia, si aumenterà la collaborazione e la sinergia, nonché la condivisone delle risorse economiche e delle strutture. Parrocchie vicine che ragionano insieme». Il nuovo regolamento entrerà in vigore i primi di marzo, poi si rinnoveranno i consigli affari e economici e tra maggio e giugno la partita entrerà nel vivo. Ci sarà la presentazione dei candidati al consiglio pastorale e la votazione.
Prosegue: «Nella lettera del Patriarca che accompagna il decreto, Moraglia richiama la necessità di darsi una mano, creare fondi di solidarietà tra parrocchie, è stato chiesto che in Curia ci sia un servizio ad hoc per aiutare le parrocchie che hanno un problema, ad esempio penso alla partita delle di chiese monumentali, ma anche la questione contabilità. C’è la volontà di pubblicare il rendiconto. Le parrocchie del centro storico devono essere aiutate nella gestione degli immobili, quelle di terraferma hanno bisogno di avere una maggiore condivisione tra loro. Spingiamo perché tutte crescano nella collaborazione».
Come si trova il denaro? «Esiste un fondo di perequazione per aiutare le parrocchie mediante contributi straordinari nel restauro delle chiese o nella messa in sicurezza di chiese e campanili, un fondo solidarietà dal quale attingiamo. Si è scelto, soprattutto per il centro storico, di andare maggiormente in soccorso con i contributi dell’8 per mille. Quest’anno mettiamo in sicurezza l’impianto elettrico della chiesa di Sant’Alvise e di quella di Santa Maria formosa. A Mestre lavoriamo per aiutare le parrocchie che intendono intraprendere un percorso di efficientamento energetico, vedi alla voce impianti fotovoltaici e serramenti, e ragionare in termini di vicariato».
Si fa economia? «Abbiamo introdotto la figura di un economo parrocchiale, un laico che a titolo gratuito o assunto e remunerato, gestisca la parte economica di una o più parrocchie. Una persona che tenga la contabilità, che contatti chi si occupa delle manutenzioni e della sicurezza degli immobili, liberando i parroci da impegni gravosi che portano via tempo alle incombenze legate alla vita spirituale». Una figura nuova, in via sperimentale.
«Quando un parroco ha cinque- sei chiese, ha bisogno di una persona che si prenda cura delle pratiche, paghi i fornitori, si assicuri che gli estintori siano a posto». Infine: «Potrebbe diventare un incarico stabile e persino remunerato. A un prete non possiamo chiedere di sapere tutto. Saranno infine introdotti gruppi di acquisto, per contrattare insieme». E avere più potere di risparmio.
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