Ecco le nuove frontiere della chimica verde
Nuovi materiali alternativi alla plastica del ciclo del cloro; molecole green con grandi potenzialità applicative; solventi e altri prodotti chimici non dannosi per il restauro e la conservazione di opere d’arte e beni culturali; processi di produzione di biocarburanti di seconda e terza generazioni e perfino il recupero, in edilizia, del calcestruzzo non utilizzato che altrimenti finirebbe in discarica.
Sono solo alcuni esempi delle applicazioni pratiche rese possibili dalla ricerca universitaria e privata nell’innovativo e promettente campo della “chimica verde” che da ieri a giovedì 8 settembre sarà al centro della sesta conferenza internazionale che si tiene a Mestre. Al Teatro Toniolo ieri mattina c’erano quasi cinquecento scienziati e ricercatori provenienti da oltre 60 nazioni di tutto il mondo per partecipare alla conferenza internazionale organizzata dallo Iupac (International Union of Pure and Applied Chemistrye) dal Consiglio Nazionale dei Chimicipresieduto dalla veneziana Nausicaa Orlandi. Dopo quelle tenutasi a Dresda, Mosca, Ottawa, Foz do Iguacu e Durban, la prestigiosa conferenza Ipac arriva a Venezia, dove esiste la facoltà di chimica e tecnologie sostenibili di Ca’ Foscari e dove sono in corso o programmate ricerche e applicazioni di “green chemistry”, come la raffineria dell’Eni riconvertita al biodisel o i solventi chimici sostenibili, messi a punto dal Centro Interdipartimentale di Green Chemistry di Ca' Foscari di cui è responsabile il professore di chimica organica Pietro Tundo. A Venezia risiede anche Giorgio Ferrari, ricercatore del gruppo Mapei ed ex direttore della Sezione Antinquinamento dell’ex Magistrato alle Acque un additivo innovativo - presentato ieri pomeriggio al Centro Candiani dove si tengono gli interventi dei partecipanti all conferenza Iupac - che trasforma, in pochi minuti e senza necessità di costosi impianti di trattamento, il calcestruzzo trasformato in un materiale granulare che può essere integralmente utilizzato come aggregato per la produzione del calcestruzzo, senza alcuna produzione di rifiuti, né liquidi né solidi.
Del resto - come è stato spiegati ieri nella apertura della conferenza tenutasi al Toniolo - la “chimica verde” rappresenta «l’invenzione, la progettazione e l’applicazione di prodotti e processi chimici per ridurre o eliminare l’uso e la produzione di sostanze dannose» e sta diventando sempre più rivela un «elemento fondante di quello sviluppo sostenibile che tocca molteplici aspetti riguardanti l’ambiente e la vita dell’uomo”, a cominciare dall’utilizzo di prodotti chimici alternativi o innovativi rispetto a quello tradizionali che negli ultimi decenni si sono moltiplicati a dismisura e non sempre con tutti i controlli e i test necessari.
Oggi al Candianti (ore 15) è previsto l’intervento Daniele Bianchi, del Centro ricerca per le energie rinnovabili e l'ambiente Donegani di Novara, con una relazione dal titolo “Dalle biomasse ai biocarburanti avanzati”, argomenti che potrebbero anticipare gli sviluppi futuri della Bioraffineria Eni di Venezia. Per la raffineria di via dei Petroli, primo esempio al mondo di riconversione di una raffineria convenzionale in “green”, da oltre due anni la materia prima è olio vegetale ma è previsto un adeguamento degli impianti per consentire una maggiore flessibilità nel trattamento di quali oli esausti, grassi animali e biomasse avanzate per la produzione del biodiesel, il cui utilizzo è obbligatorio per normativa europea.
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