Ecco la paga globale il sistema senza regole per privare i lavoratori di contributi e diritti

Cedolini costruiti ad arte per segnare le ore concordate, non le effettive Il racconto di Di Corrado, il consulente dei Casalesi agli investigatori 
FotoAgenziaCandussi/Artico/Marghera/ Fincantieri/ vendita cibo bengalese fuori della Fincantieri
FotoAgenziaCandussi/Artico/Marghera/ Fincantieri/ vendita cibo bengalese fuori della Fincantieri



«Le aziende come la Bensaldo e la Sonda lavoravano in regime di paga globale per contenere al massimo il costo del lavoro e sopravvivere rispetto ai prezzi molto bassi che imponeva Fincantieri».

Il 3 marzo scorso quando Angelo Di Corrado viene interrogato dal sostituto procurato Roberto Terzo riguardo al processo a Mohamed Alì, l’imprenditore bengalese accusato di sfruttamento dei lavoratori, sottolinea quel “sopravvivere” che fa capire l’origine dello sfruttamento. E aggiunge: «Questo sistema della “paga globale” è durato fino al 2016 quando la Fincantieri ha aderito al patto di legalità promosso dal Ministero dell’Interno e ha preteso che i fornitori indicassero in busta paga quantomeno un numero di ore di lavoro compatibili con i minimali contributivi stabilite dall’Inps, ossia almeno le 150 ore».

Paga globale significa che il cedolino viene costruito ad arte al fine di indicare non quanto per legge spetti a un lavoratore sulla base dell’effettiva attività lavorativa prestata, bensì sulla base dell’importo concordato preventivamente tra ciascun lavoratore e datore di lavoro. «Questo importo era ottenuto dalla moltiplicazione tra il numero di ore effettivamente lavorate e la paga oraria netta concordata tra lavoratore e datore di lavoro all’atto dell’assunzione. Ciò al di là e in dispregio di qualsiasi accordo di contrattazione collettivo nazionale o aziendale», ha spiegato Di Corrado.

La “paga globale” nasce intorno ai primi anni 2000 per le lavorazioni povere «che Fincantieri doveva fatturare ai committenti le navi e che perciò non trovava remunerativo effettuare con i propri dipendenti che aveva così progressivamente licenziato o mai avvicendato» spiega il consulente aziendale «Per questo motivo Fincantieri trovava conveniente far effettuare queste lavorazioni povere a lavoratori delle imprese private. Se inizialmente la paga globale fu utilizzata per gli operai qualificati che pretendevano paghe alte (13/14 euro l’ora), in seguito gli imprenditori della ditte appaltatrici trovarono conveniente adottare lo stesso sistema contabile, soprattutto per i lavoratori non specializzati che si accontentavano all’atto dell’assunzione anche di una paga di 3 o 4 euro l’ora».

Altro presupposto della “paga globale” è quello di minimizzare gli imponibili previdenziali e fiscali per versare il meno possibile all’Erario e agli enti previdenziali.

Ancora Di Corrado: «Quest’ultimo obiettivo viene conseguito abbattendo al massimo le ore lavorate, azzerando le straordinarie e non retribuendo le ferie; invece vengono inserite voci fittizie che non sono imponibili; anche le malattie in regime di paga globale vengono decurtare riportando in busta paga voci compensative».

Lo sfruttamento non aveva limiti: ai lavoratori “globalisti” non spettavano tredicesima e Tfr. «Per ovviare alla corresponsione della tredicesima la stessa veniva rateizzata e inserita nel sistema di conglobazione del cedolino indicandolo in forma di acconto ma riducendo contemporaneamente il numero delle ore lavorate. Il Tfr veniva usato talora lo stratagemma di inserirlo nell’ultimo mese di lavoro e se con il suo importo si veniva a superare lo stipendio globale concordato, era apposta una voce compensativa di “recupero acconto” accompagnato da una ricevuta del lavoratore». La ricevuta naturalmente era falsa. —

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