«Ecco il mio certificato penale»

San Donà. L’ex sindaco Zaccariotto risponde così alle critiche per il nuovo lavoro

Ha deciso di rendere noto direttamente il certificato penale. Francesca Zaccariotto, al secolo sindaco di San Donà e ultima presidente della Provincia in scadenza per la fine dell'anno, non ha aggiunto altro.

Una risposta alle illazioni circolate in queste settimane dopo la notizia del suo nuovo incarico alla direzione della casa di riposo Umberto I di Montebelluna, mantendo il posto a Jesolo in mobilità. Un trasferimento, dal primo gennaio e a tempo determinato, che ha suscitato nuove polemiche, tanto che a Montebelluna i consiglieri di opposizione hanno adombrato favoritismi e sollevato questioni all'amministrazione comunale, ricordando gli accertamenti e procedimenti che avrebbero coinvolto finora la presidente e mettendoli in relazioni alla partecipazione al concorso. Ma lei, in attesa di eventuali querele a tutela della sua onorabilità, ha tagliato corto. Ed esibito un casellario lindo e senza alcuna pendenza: «Si attesta», si legge, «che nella banca dati del casellario giudiziale risulta nulla».

La Zaccariotto per il momento non aggiunge altro, ma conoscendola non starà ferma dopo le polemiche, gli accertamenti e interrogazioni minacciate a Montebelluna.

«Il confondere e mischiare una mia libera scelta individuale», aveva commentato alcuni giorni fa in una dura lettera, «quella di partecipare a un concorso pubblico al quale, se in possesso dei requisiti e dei titoli richiesti dal bando, chiunque poteva partecipare, con un “incarico politico” come si è insinuato, neanche troppo velatamente, non fa onore. Si dovrebbe ben sapere che nel caso qualcuno volesse mettere in dubbio la correttezza del concorso e dell’esito potrebbe tranquillamente fare denuncia e ricorso nelle giuste sedi. Ritengo invece profondamente offensivo», ha aggiunto, «toccare istituti giuridici come il diritto al lavoro, sanciti anche dalla nostra Costituzione, il diritto all’aspettativa, il diritto alla maternità e all’assistenza garantito dalla legge 104. Un sindacalista può restare in aspettativa anche per vent’anni mantenendo il suo posto di lavoro, e io no?», si chiede Francesca Zaccariotto, «ciò che vale per lui, vale anche per me, come per tutti i cittadini. Ma allora avrei già dovuto lasciare il mio lavoro come dipendente pubblica anche durante il mio mandato da sindaco o da presidente della Provincia. Prima andava bene, e adesso non più, forse perché oggi urta la sensibilità di qualcuno?». (g.ca.)

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