«Ecco il biodiesel del futuro: così rilanceremo Marghera»

L’azienda si dice pronta ad avviare entro il 2013 la produzione di Ecofining, ricavato dall’olio di palma. Persi 130 milioni di euro in tre anni: «Ma con questa innovazione ripartiremo alla grande»
Di Mitia Chiarin

La raffineria Eni di via dei Petroli diventa “verde” con un investimento da cento milioni di euro e la riconversione del quaranta per cento degli impianti attuali, in funzione a Marghera. Lo ha confermato ieri nello stabilimento, Angelo Fanelli, direttore generale di Eni Refining & Marketing che ha annunciato, assieme al suo staff (presente l’ex direttore di Marghera, l’ingegner Rispoli, oggi al settore ricerca).

Autorizzazioni. Già dalla prossima settimana inizierà l’iter autorizzativo con le prime richieste presentate al ministero dell’Ambiente. E poi dovranno arrivare gli ok di tutti gli enti interessati, dal Comune alla Regione Veneto. Obiettivo, svela Fanelli, concludere l’iter, con la valutazione di impatto ambientale per l’autorizzazione integrativa, entro forse otto mesi e avviare il cantiere della riconversione entro giugno 2013.

Parla Fanelli. «Un anno fa Eni comunicò la necessità di una fermata temporanea, di sei mesi, dell’impianto di Venezia e la notizia creò fortissime preoccupazioni. “Io rimango” disse poi l’amministratore delegato Paolo Scaroni assicurando entro il 2014 un progetto per Marghera. Siamo arrivati a rispettare tutte le promesse fatte, senza se e senza ma», ha aggiunto ieri Fanelli, parlando di una idea «geniale», che consente di riconvertire la raffineria di Porto Marghera: sopravviverà producendo un nuovo diesel biologico e occupando 180 addetti dei 300 attuali.

Addetti, un piano di uscita. «Non licenzieremo nessuno. Con il sindacato con cui abbiamo concordato una commissione di controllo paritetica venerdì scorso, valuteremo i percorsi migliori di mobilità o impiego in altri siti del gruppo o accompagnamento», spiega Andrea Percivalle, dello staff del direttore generale che per ora non svela di più ma lascia intuire che ci sarà un piano di uscita per i 120 lavoratori in esubero. Partita tutta da giocare nel confronto con le organizzazioni sindacali.

Arriva l’olio di palma. La raffineria di Marghera, con due nuovi impianti (uno di produzione di idrogeno e l’altro per la lavorazione) andrà a coprire il cinquanta per cento del fabbisogno di diesel del gruppo Eni, con una produzione nel 2013 da 300 mila tonnellate e che diventeranno 500 mila entro il 2015. La riconversione, svela Fanelli, parte dall’applicazione pratica di un brevetto Eni del 2006, quello dell’additivo chiamato Ecofining prodotto dall’olio di palma. Viene indicato come il primo al mondo, di questo tipo.

La materia prima arriverà via nave a Marghera dalla Malesia e dall’Indonesia. Successivamente l’impianto potrà essere implementato per lavorare altre materie prime non fossili: grassi animali e olio esausti (come quelli del fritto). Oltre agli impianti produttivi, sarà riorganizzato anche l’hub tra San Leonardo e l’isola dei Petroli. «Di conseguenza anche l’indotto della raffineria e il rapporto con il territorio di Marghera andrà a modificarsi puntando sulla qualità», spiegano i dirigenti di Eni.

Invertire la rotta. L’investimento di Eni su Marghera serve a rovesciare l’attuale crisi: lo stabilimento dal 2009 al 2011 ha perso 130 milioni di euro e dal 2012 al 2015 era destinato a perderne altri 230. Colpa della crisi strutturale del settore petrolifero, in particolare in Europa e della contrazione dei consumi che in Italia si sono ridotti del 20 per cento negli ultimi tre anni, di cui un buon 9 per cento solo nel 2012. Senza alternative, l’impianto era destinato a chiudere. Un’altra inversione di rotta che si attendono, lo dicono tra le righe i dirigenti di Eni, è anche di veder tornare il sereno nei rapporti tra l’azienda e la città, dopo le polemiche del passato. Con lo sviluppo della produzione di Ecofining lo stabilimento tornerà al pareggio e poi produrrà utili.

Il futuro? Le alghe. Il biodiesel “verde” un giorno potrebbe essere prodotto anche da microalghe ma questo “ramo” di ricerca è ancora allo studio nei laboratori Eni di San Donato e i tempi di applicazione sono ancora in certi.

I benefici ambientali. Da questa produzione risulterà un diesel migliore, dicono i tecnici. Garantirà maggiore resa sul fronte della meccanica e darà benefici ambientali: riduce le emissioni di Pm10 e Pm 2,5. Niente ossigeno nell’additivo grazie all’utilizzo dell’idrogeno per la produzione che abbatte del 30-40 per cento delle emissioni. Altre produzioni, più piccole, a Marghera saranno quelle di gpl e green nafta.

La scommessa. Il nuovo biodiesel sarà competitivo sul mercato, anche perché anticipa le future richieste di riduzione di impatto dei carburanti diesel da parte dell’Unione europea. Una norma impone l’utilizzo nei carburanti di bio-additivi al 4,5 per cento; percentuale che dovrà salire al 10 per cento e l’Ecofining ha già queste percentuali. Eni riuscirà così a restare in un mercato in crisi strutturale.

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