Eccentrici e sfrenati al ballo del Doge

VENEZIA. Sono le 4 di mattina e a Palazzo Pisani Moretta regna di nuovo il silenzio. Le luci sono accese, il pavimento, mezz’ora prima un mosaico di cordiandoli, è lucido, i leoni dorati sono tornati in gabbia, fate e ballerine sono ridiventate donne normali.
Il bello della magia del Ballo del Doge è che ha un inizio e una fine: come nei sogni, chiudi gli occhi e sai che tutto può accadere, li riapri e torni alla vita di ogni giorno, ma con l’adrenalina che scorre forte nelle vene e ti fa sentire vivo.
Il senso del maxi evento ideato e organizzato dalla stilista di fama mondiale Antonia Sautter in uno degli edifici più prestigiosi che affacciano sul Canal Grande è tutto qui, nella volontà di celebrare la febbre carnevalesca della Serenissima con uno spettacolo di altissimo livello, una parentesi chiusa alla realtà e aperta all’impossibile, che esiste una volta l’anno, per un’unica notte, e solo per pochissimi (e ricchissimi, visto il costo del biglietto) intimi.
Con l’obbligo, per chi organizza, di occupare il palazzo per appena 12 ore e restituirlo immacolato il mattino dopo alle 8.

Venezia del resto è così, “So Splendid, so Magic, so Glam, so You!”, come recita il tema scelto per quest’anno, e non stupisce che nelle sale gli ospiti fossero tutti glam, magic e, malgrado la maschera, “you”, se stessi, trascinati dalle performance di artisti di ogni tipo, dalla lirica al burlesque, e dai calici di Champagne Pommery, main sponsor della serata insieme a T Fondaco dei Tedeschi, che ha regalato alle presenti un prezioso rossetto color velluto.

Dietro le maschere e i sontuosi costumi firmati Sautter - creatrice delle maschere del film di Stanley Kubrik Eyes Wide Shut - gli ospiti hanno potuto scorgere lo splendido sorriso della campionessa paralimpica e mondiale di fioretto Bebe Vio, l’imponenza di un mostro sacro come Zucchero Fornaciari, e altri volti del jet set internazionale, dalla presidente del gruppo LVHM Italia Gabriella Scarpa alla vice presidente del gruppo Damiani Gioielli Silvia Damiani, fino all'attore americano Thomas Arana e alla marchesa Daniela del Sacco d'Aragona.

Tutti lì, nelle sale affrescate da Guarana, Tiepolo e Longhi, a rendere omaggio a Venezia e alla sua secolare tradizione di maschere, eccentricità ed eleganza, raffinata e barocca, immortale e millenaria, Regina dei mari e d’Oriente.

Sviluppata lungo i tre piani del Palazzo, la serata di gala ha rievocato l’anima della Serenissima in ogni sala con declinazioni diverse.
Al piano terra, sotto un cielo stellato, la veneta che per secoli ha dominato i mari e il mondo si è rivelata attraverso i simboli che ne hanno fatto la storia, dai dogi che l’hanno guidata alle cortigiane che l’hanno animata, passando attraverso l’anima viscerale dei mercanti di spezie e tessuti, che ne hanno determinato ricchezza e fortune e colorato per sempre l’anima.

Il primo piano ha invece restituito il volto cinematografico vivente, tra musiche e performance di altissimo livello, e il secondo ha raccontato la città per quello che realmente rappresenta ogni giorno per chi la vive e la cerca nei viaggi, tra scenografie, musiche e danze di intrattenimento, seducendo i commensali con le portate dello chef Nicola Batavia, patron del Ristorante Birichin e The Egg a Torino, accompagnate dal perlage dello champagne Vranken-Pommery.

Gli ospiti hanno sfoggiato i propri abiti curati in ogni dettaglio camminando su e giù lungo le scale del palazzo, per poi scatenarsi da mezzanotte alle tre al ritmo di dance.
C’erano la giovane bionda bellissima tutta fasciata di rosso, la dama bianca, vestita da unicorno, e la mulatta, avvolta da un abito che rievocava i misteri del sottobosco.

E poi c’erano le coppie: alcune più impacciate, altre più su di giri, tutte inebriate dalla possibilità di fare i pazzi insieme e divertirsi, e con l’illusione di essere qualcun altro, almeno per una notte.
Tra piume di struzzo e parrucche, all’ombra dei simboli della Repubblica Marinara che fu, il cuore dell’antica Venezia è tornato a battere a Palazzo Pisani, quasi all’unisono con quello esagitato degli ospiti scatenati in pista.

«Il mio palpiterà, come sempre, sino all’ultimo istante, nel momento in cui ogni frenesia che lo ha preceduto scivolerà via, e fluttueremo serenamente, sospesi tra il cielo e l’acqua, come le gondole sulla laguna di Venezia»: nelle parole di Antonia Sautter c’è tutta la passione e la cura, l’amore che ha portato lei e il suo staff (menzione d’onore al personale della sartoria che realizza i costumi per lo spettacolo) alla riuscita di un evento curato in modo eccellente, che grazie al sudore e al perfezionismo di 30 anni di esperienza è capace di far girare un indotto di 4 milioni di euro.
Esagerato? Questa parola non esiste, nel vocabolario del Carnevale.
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