Ebbe un figlio e negò la paternità: il Vaticano "espelle" don Spoladore
SANTA MARIA DI SALA. Con l’ufficialità di un decreto della Congregazione per il clero, Paolo Spoladore, 55 anni, ancora chiamato “Donpa” nel suo vasto giro, non è più don. La notizia è stata pubblicata sull’ultima Difesa del Popolo. È una lunga e spinosa vicenda che inizia nel 2010 quando il Donpa è un sacerdote sulla cresta dell’onda, le sue prediche a San Lazzaro sono affollate come un concerto, i brani musicali che scrive sono cantati nelle chiese di mezza Italia, incide dischi, scrive libri. Il fulmine si abbatte quando una padovana lo accusa di essere il padre del proprio figlio, all’epoca di otto anni.
Don Spoladore sceglie di reagire negando tutto e rifiuta di sottoporsi al test del Dna.
Il Tribunale non si ferma e un anno dopo riconosce ufficialmente che quell’uomo, quel sacerdote, è il padre del bambino. Gli impone anche di versare un assegno di mantenimento di 300 euro. Il coperchio è alzato. Salta fuori che Donpa ha anche una, peraltro seguitissima attività di “formazione“, con base a Santa Maria di Sala, ma di respiro nazionale.
I suoi corsi, a pagamento, sono affollati e gli fruttano un notevole reddito. I suoi “seguaci” fanno muro attorno a lui. E’ l’ottobre del 2012 quando la Diocesi si esprime con chiarezza: «La comunità prenda le distanze da don Paolo».
E adesso la sentenza, la riduzione allo stato laicale e lo dispensa, quindi, dal vincolo del celibato: «Tale decisione è definitiva e inappellabile e fa seguito al decreto di sospensione a divinis emesso dall’allora vescovo Mattiazzo il 24 giugno 2014. Si rende noto questo decreto ai presbiteri, ai religiosi, ai laici della diocesi perché tutti siano informati del grave provvedimento preso dopo un processo canonico che ha accertato l’incompatibilità (di Spoladore) con lo stato clericale».
Ma se è terminata l’attività clericale del “Donpa”, altrettanto non può dirsi per quella degli affari. Nei bilanci dell’Usiogope, la società che gestisce i suoi interessi, intestata alla segretaria Fabiola Berloso: nel 2014 ha fatturato un milione e 712 mila euro.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia