È stato un omicidio volontario 30 anni di carcere a Renato Rossi
MARTELLAGO. Trent’anni di carcere per omicidio volontario. La Corte d’assise d’appello di Venezia ha confermato la condanna nei confronti del veneziano Renato Rossi, il 68enne originario di Ferrara ma residente a Martellago in via Fapanni, attualmente in carcere, accusato di aver organizzato ed eseguito l’assassinio del consulente di Moncler Ezio Sancovich, 62 anni di Rubano, come pure di illegale detenzione e porto in luogo pubblico di un’arma. Confermata l’aggravante della minorata difesa della vittima, mentre è stata azzerata quella dei futili motivi rispetto a quanto deciso dalla sentenza di primo grado pronunciata dal gup Domenica Gambardella al termine di un giudizio abbreviato. Ma questo non ha inciso sull’entità della pena che si è basata sull’aggravante della premeditazione, pure confermata come tutte le statuizioni civili a favore della famiglia Sancovich che si è costituita parte civile tutelata dall’avvocato milanese Nicolò Pelanda: la provvisionale immediatamente esecutiva di 250 mila euro a ciascuna delle due figlie, Francesca e Emanuela, e di 200 mila euro alla vedova Carla Saccomandi. Quanto al resto del risarcimento dovrà essere liquidato in una separato giudizio civile. La motivazione entro al massimo 60 giorni.
Renato Rossi, un carattere violento, aveva maturato dei debiti nei confronti di Sancovich che lo aveva utilizzato in più di qualche occasione per un giro di false fatturazioni tramite le quali abbattere l’imponibile. Un debito di 15-20 mila euro (forse di più) di cui il consulente aveva da tempo reclamato la restituzione. Ma Rossi (diversi precedenti per violazioni nei versamenti Iva, ricettazione e detenzione illecita di armi) navigava in cattive acque. È in questo contesto che matura il delitto avvenuto la sera dell’1 febbraio 2016: all’ora di cena un automobilista di passaggio scopre un cadavere all’interno di una Bmw 320 Touring ferma lungo il ciglio della tangenziale Nuova Castellana a Piombino Dese. E dà l’allarme: è il corpo di Sancovich, seduto al posto di guida con la cintura allacciata, il vetro del finestrino integro e chiuso, tre colpi di pistola alla tempia sinistra sparati a bruciapelo con una semiautomatica Walther P38 calibro 9 Luger in uso alla Wehrmacht durante la Seconda guerra mondiale. In poche ore il giallo è risolto dal pm Roberto Piccione, grazie all’esame dei tabulati telefonici e alle riprese delle telecamere esterne alla Industries spa di Trebaseleghe. Quel pomeriggio Rossi aveva raggiunto il consulente all’uscita dell’ufficio, poi era salito nella sua auto. A qualche chilometro di distanza i due si erano fermati per “discutere”. All’incontro Rossi si era presentato armato: sarà arrestato all’alba e la pistola recuperata in un cassonetto vicino a casa sua. Qualche ora prima dell’omicidio, il veicolo aveva percorso le strade di Piombino. Un sopralluogo.
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