E’ nato Marco, potrà chiamarsi Angela

La Corte d’Appello ha concesso il cambio del nome anche se non si è ancora sottoposto all’intervento per il cambio di sesso
19990930 TRIBUNALE CIVILE NELLA FOTO IL TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI RIALTO A VENEZIA ( /InterPress ) Il tribunale di Venezia, sede della Corte d'Appello
19990930 TRIBUNALE CIVILE NELLA FOTO IL TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI RIALTO A VENEZIA ( /InterPress ) Il tribunale di Venezia, sede della Corte d'Appello
È nato Marco, ma da ora si chiamerà legalmente Angela (i nomi sono di fantasia, ndr), anche se non si è ancora sottoposta all’intervento chirurgico per il cambio di sesso.


La prima sezione civile della Corte d’Appello di Venezia - con una sentenza senza precedenti in Veneto e tra le prime in Italia - ha ordinato all’ufficio anagrafe del Comune di cambiare nome e generalità di Angela, cancellando per sempre dai suoi documenti quel “Marco di sesso maschile” che lei ha sempre sentito come estraneo da sé. «La Corte d’Appello ha preso una decisione molto importante in Italia, rovesciando una sentenza oscurantista del Tribunale di Venezia e ponendo fine alla castrazione chirurgica obbligatoria preventiva, che per alcune persone è una vera e propria tortura di Stato», commenta con soddisfazione l’avvocata Alessandra Gracis, «qui parliamo di una persona con un’accertata disforia di genere, ossia in una condizione esistenziale per la quale non si riconosce nel sesso biologico maschile, percependo sé stessa e vivendo da anni come donna».


«Quel che è particolarmente grave», prosegue la legale, «è che il Tribunale civile di Venezia non aveva tenuto conto di sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale, che a fronte di un’accertata disforia di genere, ha riconosciuto il diritto al cambio anagrafico di generalità anche senza l’obbligo di sottoporsi prima all’intervento».


Sin da quando ha preso coscienza di sé, Marco si è vestito e comportato da Angela, ha vissuto da donna, si è sottoposto a cure ormonali e a una mastoplastica al seno. Sul posto di lavoro è donna. Al Tribunale aveva chiesto sia l’iscrizione anagrafica come donna, sia l’autorizzazione al cambio di sesso, ma i giudici avevano subordinato il cambio di documenti all’accertamento dell’operazione. Nel rovesciare il giudizio di primo grado e ordinare all’Anagrafe di riconoscere Angela come donna, la Corte d’Appello cita le sentenze 15138/2015 della Cassazione e 221/2015 della Corte costituzionale, riconoscendo come l’affermazione del diritto all’identità personale «non richiede il sacrificio del diritto alla conservazione della propria integrità psico fisica con l’obbligo dell’intervento chirurgico», ma «l’acquisizione di una nuova identità di genere può essere il frutto di un processo individuale che ne postula la necessità, purché la serietà e univocità del percorso scelto sia accertata da rigorosi accertamenti tecnici». Ora Angela potrà decidere liberamente se sottoporsi o no all’intervento chirurgico. Mai semplice, in Italia.


«Dal 1993 la Regione Veneto ha una legge al riguardo, ma non ha mai creato i percorsi giuridico-amministrativi e sanitari per sostenere queste persone transessuali nel loro cambiamento di genere», prosegue l'avvocato Gracis, «così chi vuole operarsi, deve andare in altre città sottoponendosi a lunghe attese e a risultati che possono essere drammatici, perché purtroppo in Italia si fanno troppo pochi interventi e il risultato può essere una schiavitù umiliante. Così chi ha i soldi va all'estero: in Thailandia costa 15 mila euro, in Usa, 30 mila». «In ogni caso, ci sono transessuali che non vogliono in alcun modo sottoporsi a un intervento», conclude Gracis, «sentenze come questa della Corte d'Appello ridanno dignità alle persone. Parliamo di esseri umani e la chirurgia dev'essere una libera scelta, mentre va garantito il diritto al cambio anagrafico comunque, a fronte - naturalmente - di un'accertata disforia di genere: non parliamo di uomini e donne che si svegliano la mattina e vogliono cambiare sesso. Ora la Regione dia i servizi che non garantisce da 20 anni».


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