È morto Rolando Segalin, l’arte di fare scarpe

Strepitose creazioni realizzate nel suo atelier in calle dei Fuseri: ha “vestito” 10 mila piedi

VENEZIA. «Bisogna analizzare il piede di chi le calzerà, ma anche capirne i gusti, suggerire tendenze, anticipare le mode, immaginare come e quanto camminerà e, sopra ogni cosa, consegnare qualcosa che duri nel tempo». Così raccontava in un’intervista a “La Nuova” - era il 2002 - Rolando Segalin, maestro indiscusso nell’arte di far camminare le persone, calegher come si definì nella sua autobiografia, che si è spento nella notte di venerdì, ad 82 anni. Il suo atelier in Calle dei Fuseri è un punto di riferimento indiscusso nell’arte di far scarpe di qualità.

Nella bottega del padre aveva iniziato a giocare a 7 anni, a quindici era già capace di confezionare da sé scarpe impeccabili su misura: 25 ore di minuzioso lavoro per un mocassino da uomo, quindici per una scarpa da donna. Abilissimo artigiano ed estroso creativo: nella sua vetrina non mancano mai le settecentesche scarpe con tacco a rocchetto e fibbia o la poulaine che usavano i dignitari francesi nel 1300. Sua la prima scarpa-gondola, quella dedicata a Mefistofele dalla lunga punta ricurva, la scarpa-piede, ispirata a un quadro di Magritte, che venne acquistata dal Bata Shoe Museum di Toronto. E, ancora, le scarpe-trampolo, riproduzione di quelle con la zeppa fino a un metro, che usavano le prostitute veneziane nel ‘500 per essere ben visibili quando si affacciavano ai balconi a seno scoperto.

Tra i suoi clienti anche Tom Hanks e Richard Chamberlain, ma nella sua prestigiosa carriera di piedi - raccontava - ne aveva “vestiti” più di 10 mila.

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