È il giorno del Premio Campiello, pesa l’incongnita Riccarelli

Per la prima volta nella storia del premio uno dei finalisti, Ugo Riccarelli, è morto prima della cerimonia di premiazione. I 300 lettori-giurati voteranno per decidere il vincitore

VENEZIA. Sul Campiello 2013 pesa una incognita. Per la prima volta uno degli autori finalisti, Ugo Riccarelli, è morto tra il momento in cui il suo libro è stato selezionato e il momento finale del premio. Inutile negare che in una qualche maniera questo possa influire (anche se nessuno sa come) sulla giuria dei trecento lettori comuni, che proprio perché comuni decidono con la testa ma anche col cuore. Ma aldilà di questo, il Campiello di quest’anno si presenta con una struttura abbastanza particolare. Nella cinquina convivono libri molto diversi tra loro. Si va dal romanzo dal sapore ottocentesco al romanzo postmoderno, fino alle forme di romanzo ibrido che si apparentano alla biografia o al memoir. Nessun romanzo in gara batte la stessa pista di un altro e la giuria sarà dunque chiamata ad un compito difficile, perché i libri non sono confrontabili ed obbediscono a gusti letterari sostanzialmente distanti tra loro.

Se prevarrà la passione per il romanzo più tradizionale, a battersi per il premio saranno i libri di Beatrice Masini e Ugo Riccarelli. “Tentativi di botanica degli affetti” di Beatrice Masini è un libro di grande leggibilità, nutrito dalla passione per la narrativa ottocentesca, anche se consapevolmente e sapientemente rimodulata nello stile e permeata di spirito contemporaneo. Un libro in costume, fatto di personaggi e descrizioni, anche un po’ romanzo d’appendice con orfanelle e agnizioni. A favore della sua candidatura sta il recente successo di Andrea Molesini, con un romanzo per qualche verso della stessa natura e, come la Masini, con grande esperienza nella scrittura di libri per ragazzi.

Più novecentesco è “Graffia il mondo” di Ugo Riccarelli, che ha comunque la attrazione della narrativa dall’impianto solido, grande ritratto di una eroina quotidiana, con in più un lato autobiografico che può incidere sulla giuria, anche perché quel bambino malato del libro è lo stesso Riccarelli, che di quel male è morto due mesi fa. Se invece la giuria sceglie la strada della innovazione ma senza eccessi, il candidato diventa Fabio Stassi. Il suo “L’ultimo ballo di Charlot” percorre la strada della falsa biografia, anzi autobiografia. Fare di personaggi storici, come in questo caso Chaplin, personaggi letterari è costume largamente diffuso, in molti generi, a partire dal giallo. Stassi lo fa con grande libertà, usa un impianto fantastico, ma dentro inserisce un personaggio di grande umanità e il suo libro gioca con le convenzioni del romanzo, senza alterarle troppo. In caso di giuria totalmente innovativa, ma finora al Campiello non è mai successo, ecco che balza in prima posizione Valerio Magrelli, il cui “Genealogia del padre”, non è forse un romanzo, mescola materiali diversi, oscilla tra memoir e auto fiction, ma ha comunque un grande impatto. Più difficile che emerga Giovanni Cocco con “La caduta”, romanzo dichiaratamente postmoderno, non ostico ma certamente complesso e meno immediato degli altri.

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