E’ fallito il San Clemente proprietà sepolta dai debiti

di Giorgio Cecchetti
La «Grandi Alberghi veneziani srl» (Gav), la società che gestisce il San Clemente Palace Hotel nell’omonima isola di 65 mila metri quadrati, è fallita e il Tribunale di Torino, dove ha sede legale il gruppo «Turin Hotel International » di cui fa parte, ha nominato curatore il commercialista Danilo Capone. Un incarico difficile per il professionista veneziano, visto che l’albergo è aperto e continuerà a funzionare con quello che giuridicamente viene indicato come esercizio provvisorio. Capone, quindi, non dovrà semplicemente prendere in mano i libri contabili e stabilire attivo e passivo di «Gav», ma amministrare e gestire un’azienda che funziona, pagando dipendenti (sono 120) e fornitori, incassando gli introiti dei clienti di una struttura ricettiva che ha ben duecento stanze, tra cui favolose suites.
Basta pensare che negli ultimi mesi si sono svolti nell’isola, che prima ospitava il manicomio femminile, due matrimoni da favola, prima quello della figlia del re dell’acciaio indiano, poi quella di un magnate russo. L’isola e l’albergo apparteneva prima a «Beni Stabili», che ristrutturò il vecchio manicomio femminile per farlo diventare l’albergo di lusso di oggi, e che nel 2005 l’aveva ceduto all’impero albeghiero dei torinesi Amato Remondetti e Giulio Lera per 82 milioni di euro. Ma nel settembre di due anni fa i due sono finiti in carcere con la pesante accusa di bancarotta fraudolenta e frode fiscale e hanno alla fine patteggiato una pena di cinque anni di reclusione il primo e di tre anni e 10 mesi il secondo. Le loro società, compresa quella che gestiva isola e albergo veneziani, sono finite sotto sequestro e il Tribunale torinese aveva nominato come amministratore giudiziario il torinese Paolo Cacciari, che alla fine dello scorso anno sembrava sul punto di vendere per 125 milioni di euro o ad un grande gruppo cinese o a un indonesiano, entrambi attivi sul mercato della ricettività. Il passaggio, però non è andato in porto e d ora i giudici del capoluogo torinese hanno deciso per il fallimento. Il compito del curatore Capone, oltre a quello di far proseguire nell’attività l’albergo, è quello di vendere per pagare poi i creditori, tra cui un pool di tre banche guidato da Italease.
Di San Clemente si era parlato anche per l’interesse che la’ndrangheta aveva manifestato per l’acquisto dell’albergo come investimento. Gli investigatori di Reggio Calabria avevano intercettato una telefonata in Colombia di un broker italiano che spiegava come investire il danaro dei colombiani alleati alle cosche calabresi e diceva: «C’è un albergo su un’isola a Venezia, 80 milioni di euro, metà in euro, metà ufficiale. Il nome di quello non si deve mai dire». E intanto il curatore, venerdì, ha fatto la sua prima entrata in hotel.
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