È crisi nelle case di riposo rette alle stelle, posti liberi
Case di riposo a rischio crisi e nel contempo mancano i contributi della Regione alle famiglie che usufruiscono della casa di riposo per i propri anziani. La denuncia del sindacato arriva dopo la presentazione del piano sanitario dell’Asl 10 che annuncia una rivoluzione sul territorio dal prossimo anno. Ma secondo i sindacati sarà solo sulla carta. Cgil, Cisl e Uil, con le rispettive segreterie provinciali, puntano il dito contro la direzione generale dell’Asl 10 e la conferenza dei sindaci per le lacune nei servizi sul territorio che sono quelli più vicini al cittadino dal punto di vista sanitario. Insomma, enti troppo impegnati a parlare di ospedale unico e non di servizi agli anziani, case di riposo, ospedali di comunità e medicina integrata che sia una reale garanzia per i pazienti. Ugo Agiollo della Cgil, Guido Marcati della Cisl e Mario Ragno della Uil sono arrivati ieri in Comune a San Donà per lanciare il preoccupato allarme che riguarda anche i posti di lavoro. Il punto di partenza è che le case di riposo rischiano la crisi. Le famiglie non hanno i soldi per pagare le rette e sono stati creati 1.600 posti in più sul territorio, con diverse autorizzazioni emanate dalla Regione. Ma a fronte di ciò, mancano le impegnative, ovvero le quote per sostenere le famiglie nelle spese per gli anziani. Il Veneto Orientale è tra le aree con impegnative più basse e meno garantite. Se una retta è in media di duemila euro al mese, le famiglie dovrebbero sostenere 1.200-1.300 euro e il resto dovrebbe essere coperto dalla Regione. Ma nonostante una lista di attesa di 350 posti complessivi, i contributi non arrivano.
«Si parla tanto di ospedale unico», spiegano i sindacalisti, «ma dei problemi della sanità del territorio no, anche se questo dovrebbe essere il tema centrale. Le impegnative della Regione dovrebbero variare tra i 46 e i 54 euro al giorno alle famiglie. Si è pensato tanto a muri e letti, non ai contributi. Il Veneto Orientale è tra i territori più sottostimati quanto alle impegnative di residenzialità. Basti pensare che qui siamo al 65% di copertura, quando a esempio a Vicenza siamo oltre il 100% di garanzia di contributi alle famiglie».
I sindacati individuano responsabilità precise. «Rischiamo di avere tanti posti letto, ma vuoti», concludono, «oltre alla chiusura di molte strutture che non avranno richieste perché le famiglie non ce la fanno. Non è un mistero che la nostra Asl 10 è sottofinanziata. La direzione generale e anche la conferenza dei sindaci hanno delle responsabilità per non aver affrontato seriamente questo argomento così importante».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia