Duplice omicidio a Mestre: dopo i video la verità dalle tracce di Dna

MESTRE. Ad aggiungere dolore al dolore delle famiglie dei fidanzati massacrati nella notte tra sabato e domenica da Stefano Perale nell’appartamento in via Abruzzo ci sono i video che avrebbe girato l’assassino con la 30enne inerme, nei quali si vedrebbe l’uomo violentare Anastasia e avere con lei un rapporto orale. A fornire le risposte potrà essere il medico legale Antonello Cirnelli che ha eseguito l’autopsia e attende l’esito degli esami e dei prelievi che potrebbero dire con più chiarezza se nel corpo della trentenne c’è il Dna dell’assassino. Cirnelli non ha visto i filmati. A parlare, fa capire, sarà il corpo della donna. Il medico precisa che c’è differenza tra una violenza ai danni di una persona che può difendersi e di una persona che invece, come il caso di Anastasia, era inerme perché sedata. O peggio, morta. Se i segni di violenza non sono evidenti, proprio perché Anastasia non sarebbe stata in sé, la risposta può venire dalle tracce di sperma o Dna. Per i risultati dei prelievi ci vorranno giorni.
Lo choc dei parenti. «Atterriti e sconvolti». Usa queste parole il cognato di Biagio Buonomo, Diego Mangiacapre, per descrivere lo stato d’animo dei familiari dell’ingegnere 31enne massacrato sabato sera da Stefano Perale dopo che si è diffusa la notizia che il docente di inglese quella stessa sera avrebbe girato almeno un paio di video a sfondo sessuale con Anastasia, forse tramortita o forse già morta. «Lo schifo», lo chiama il cognato dell’ingegnere. Perché poco importa se tutto sia avvenuto quando la ragazza era ancora viva, seppur incosciente perché sedata con il cocktail a base di benzodiazepine, o dopo che Perale l’aveva soffocata con un panno imbevuto di cloroformio. «Siamo fiduciosi nell’operato dell’autorità giudiziaria ma turbati dal fatto che certe notizie arrivino prima sulla stampa che a noi». Monica Marchi, l’avvocato dell’uomo con cui Anastasia era stata sposata, chiede riserbo per il dolore delle famiglie coinvolte e si sofferma sui filmati: «Ci auguriamo che non sia vero quanto abbiamo sentito perché si aggiungerebbe solo orrore all’orrore, speriamo che ci sia un ridimensionamento dei fatti».
I colleghi. Senza parole sono anche gli amici e i colleghi di Superjet, dove lavora il marito e dove aveva lavorato per un periodo anche la ragazza. «Era solare, in gamba, si faceva voler bene», raccontano. Ultimamente, nonostante avesse trovato un lavoro, si stava buttando sulle lezioni russo.
«Chiudere il profilo Fb». Gli avvocati difensori di Perale, Matteo Lazzaro e Nicoletta Bortoluzzi, stanno valutando di chiedere a Facebook, attraverso una dichiarazione firmata dal loro assistito, di chiudere il profilo social del docente di inglese che da domenica è diventato un luogo virtuale intriso di odio e brutalità verso il 50enne con oltre un centinaio di post. Sono stati scritti insulti e offese di ogni tipo, oltre che minacce di morte più o meno esplicite. Qualche giorno fa, un amico di Stefano aveva lasciato un post per cercare di fermare la catena di odio: «Gli insulti non servono. È un dramma per tutti. Per le vittime; per i loro conoscenti; per i genitori di Stefano, che sono brave persone e non hanno colpa di quanto è successo; per noi, che di Stefano conoscevamo la premura e la generosità verso gli altri, e proprio per questo non riusciamo a capacitarci di quanto è accaduto. Purtroppo la testa è un meccanismo imperfetto e quando qualcosa scatta lì dentro, ti ritrovi davanti ad un’altra persona, un Mister Hyde che non conoscevi per niente. La premeditazione e la violenza con cui è successo non lascia spazio a nessuna giustificazione o perdono. Ma lasciamo l’odio e gli insulti a parenti e conoscenti delle vittime: loro purtroppo ne hanno il diritto».
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