Dune essenziali contro l’erosione del litorale veneto. «Ma ora si rispettino le linee guida». Ecco la situazione
al Tagliamento. «Serve l’impegno dei Comuni»
CAVALLINO. Dune contro il cambiamento climatico, ecosistemi da proteggere con l’aiuto dei comuni e degli enti turistici. Il primo passo l’ha fatto Ca’ Foscari mediante il progetto Life Redune, in cui ha ricostruito ben 91 ettari di dune da Cavallino Treporti fino a Foce del Tagliamento. Ora, il passo successivo, è quello di mettere assieme gli strumenti e convincere i Comuni a sottoscrivere le linee guida per la salvaguardia del patrimonio di sabbia che impedisce che le mareggiate non solo si mangino le dune ogni inverno, ma soprattutto evitare che quando arriva un fenomeno improvviso come quello del 2019, il mare non raggiunga, come accaduto, il centro di Bibione.
La cornice è l’evento finale del progetto Life Redune al Campus Scientifico di Ca’ Foscari, progetto co-finanziato dall’Unione Europea e guidato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università in collaborazione con Regione, Veneto Agricoltura, Epc srl e Selc cooperativa.
91 ettari di dune ripristinate
Un obiettivo concreto, quello raggiunto dall’Università, che si è rimboccata le maniche, ripristinando 91 ettari di dune da Cavallino al Tagliamento. 153 mila le piante fornite dal vivaio di Montecchio. Un lavoro certosino per ricostituire il sistema delle dune a partire da vento sabbia e piante, la conservazione degli habitat tipici degli habitat costieri nelle aree di Bosco Nordio, Penisola del Cavallino, Laguna del Mort e Pinete di Eraclea, Laguna di Caorle e Foce del Tagliamento. Il tutto riutilizzando la sabbia già presente e bobcat non impattanti.
Linee guida da seguire
L’Università – come spiega Gabriella Buffa, del Dipartimento di Scienze Ambientali coordinatrice del progetto – ha prodotto delle linee guida. Una prima parte serve per far comprendere perché vanno salvaguardate le dune e gli ecosistemi, ma anche come vanno eseguite le pulizie della spiaggia: lasciando cinque metri dal piede della duna, eseguendo la manutenzione manuale nei cinque metri dal bagnasciuga e senza asportare materiale organico. «Quelli che noi chiamiamo rifiuti, come il materiale spiaggiato, ad esempio i tronchi e le ramaglie, non è materiale di rifiuto, sono parte vitale delle spiagge perché rallentano il vento e trattengono la sabbia». Il materiale che gettiamo in discarica contiene fino al 40 per cento di sabbia, quindi rami e ramaglie vanno stoccati e asciugati in modo che la sabbia si depositi, come fa un camping di Bibione, il Capalonga. «Oggi non possiamo più far finta di nulla, nello scenario del cambiamento climatico la duna è un elemento di resilienza naturale del sistema costiero, perché durante l’estate crescono e le piante intrappolano la sabbia: in inverno con l’erosione, se la duna è sana viene erosa ma rallenta la forza dell’onda che tornando indietro la rideposita, altrimenti se la mangia». Un manuale di indicazioni teoriche e pratiche e strumenti di pianificazione all’interno dei quali inserire questa documentazione, come ha fatto Caorle per la pulizia della Brussa.
Accordo regione-comuni del litorale
«Fondamentale oggi l’assunzione collettiva di responsabilità. Per questo è necessario un accordo tra comuni e litorale per far recepire le linee guida e le buone pratiche nei siti rete Natura 2000 come la Laguna del Mort, che avrebbero già dovuto mettere in atto regolamenti ben precisi».
Chiude: «Occorre un impegno tra regione e territori, ma ci vuole la volontà». —
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