Duecento fedeli veneziani a Sotto il Monte con il Patriarca nel segno del Papa Santo

Commovente cerimonia nel paese natale di Giovanni XXIII. Moraglia ricorda Guido Cazzavillan: «Ho cercato di confortare il padre Lino»

VENEZIA - Fedeli veneziani in pellegrinaggio a Sotto il Monte Giovanni XXIII. Dopo Roma, riuniti in piazza San Pietro per la cerimonia planetaria di canonizzazione dei Pontefici Roncalli e Wojtyla, oggi, primo maggio, oltre 200 fedeli veneziani - tra cui 150 chierichetti - guidati dal patriarca Francesco Moraglia hanno fatto tappa a Sotto il Monte Giovanni XXIII in provincia di Bergamo. E in paese, complice una splendida giornata di sole, è stata festa grande. I pellegrini sono partiti all'alba da Venezia, Mestre, Jesolo, Caorle, Eraclea, con pullman, pulmini e automobili.

Nel paese natale di San Giovanni XXIII, ancora in festa, il Patriarca e i veneziani sono stati accolti con simpatia. Le bandiere del Vaticano sventolavano in ogni abitazione e fiocchi, coccarde, nastri bianchi e gialli addobbavano ogni via, la casa natale di Papa Roncalli e Ca' Maitino che é la Casa Museo e la residenza del neocardinale Loris Capovilla, 98 anni. Che alle 6,45 nel celebrare messa nella piccola cappella di Ca' Maitino ha annunciato con gioia a laici e religiosi l'arrivo del numeroso gruppo dalla laguna. Il ricordo affettuoso del porporato è andato subito al veneziano Guido Cazzavillan, docente di Economia, candidato al rettorato di Ca' Foscari, trovato morto nella sua abitazione di San Marco: "Ho cercato di confortare il padre Lino che a Venezia era il mio chierichetto". Nel frattempo il Patriarca, arrivato in anticipo, ha aspettato i veneziani sul sagrato della Basilica/Santuario accanto l'entusiasta parroco, monsignor Claudio Dolcini. A Sotto il Monte si è sparsa la voce del suo arrivo: "Corriamo, corriamo, c'è il Patriarca di Venezia". E subito é stato circondato dai bergamaschi e da altri pellegrini lombardi, svizzeri, piemontesi. Gli hanno chiesto fotografie, preghiere. A tutti il presule ha teso la sua mano benedicente, ai bimbi ha dato una carezza. Si guardava attorno il Patriarca e cercava i "suoi 150 chierichetti". Gli è andato incontro con un sorriso, li ha salutati tutti: "Bravi! Vi aspettavo". Poi tra melodiosi canti la suggestiva processione lungo il Viale Pacem in Terris. Bambini, seminaristi, diaconi, sacerdoti, Patriarca e christifideles hanno riempito la chiesa all'inverosimile. Nell'omelia Moraglia si è soffermato sulla figura di «Angelino, figlio di questa terra che ha messo a servizio della Chiesa la sua fede cristiana. La colla, il vinavil che teneva tutto era la fede». Il presule poi ha ripreso mettendo a fuoco il dna di "Angelino", futuro San Giovanni XXIII, e il trinomio Dio-famiglia-lavoro. «Ciò che si impara da piccoli diventa indistruttibile, incancellabile nella vita. Quanto sono importanti la famiglia e i preti". Sulla fede, sull'approccio alla vita e sulle ingiustizie ai chierichetti e agli astanti ha detto: «Se manca la fede è come mettere tutto in un sacchetto forato. Bambini la vita riserverà ingiustizie. Dovete metterle in conto e saperle affrontare. Crescere vuol dire anche superare le situazioni spiacevoli». Infine nel ricordare Papa Giovanni, Santo, il Patriarca ha ricordato che è stato patriarca di Venezia dal 1953 al 1958. L'ha ricordato anche il rettore della Casa natale Giovanni XXIII. Padre Luigi Curnis del Pontificio Istituto Missioni Estere ( Pime) ha evidenziato che il Santo quando arrivò a Venezia travasò tutti gli insegnamenti ricevuti dai genitori - la semplicità, la gioia, l'amore per la famiglia e per il prossimo - e tutta l'esperienza maturata come nunzio apostolico in Grecia, Bulgaria, Turchia, Francia. Il religioso ha osservato come «Venezia, ponte tra Oriente e Occidente, fu trampolino di lancio per il Concilio ecumenico Vaticano II».

In serata il ritorno a Venezia. Un viaggio che é già una pagina di storia indimenticabile.

Nadia De Lazzari

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