Due tentativi, poi il colpaccio la banda del Ducale dal giudice

Il pm Raffaele Incardona ha chiuso le indagini a carico del gruppo serbo-croato

VENEZIA. Codice penale alla mano, non è niente di diverso da uno di quei furti per i quali quotidianamente si celebrano udienze in tribunale. Le accuse, nello specifico, sono di un furto e due tentati furti in concorso, tutti aggravati dall’uso di violenza sulle cose, dal coinvolgimento di più di tre persone e dal danno di rilevante gravità.

Reati, questi, per i quali non è previsto il filtro dell’udienza preliminare, ma la citazione diretta a giudizio davanti al giudice monocratico.

In questo caso, però, non si tratta di un furto qualsiasi, ma del furto del secolo: quello messo a segno il 3 gennaio 2018 a Palazzo Ducale dalla banda serbo-croata nell’ultimo giorno di apertura della mostra “I Tesori dei Moghul e dei Maharaja”.

I ladri erano scappati con un paio di orecchini in platino e diamanti e una spilla in platino.

Il sostituto procuratore Raffaele Incardona ha chiuso le indagini a carico dei sei componenti della banda: Vinko Tomic, 61 anni, un passato da Pink Panther, l’organizzazione internazionale specializzata nei furti di gioielli, considerato dagli investigatori di Squadra Mobile e Sco di Roma il capo della banda del Ducale (avvocati Simone Zancani e Annamaria Marin); Zvonko Grgic, 44 anni (avvocati Marina Ottaviani e Stefania Pattarello); Vladimir Durkin, 49 anni (avvocato Giuseppina Boscolo); Zelimir Grbavec, 49 anni (avvocato Mariarosa Cozza); Dragan Mladenovic, 55 anni (avvocato Alessandro De Angelis); Goran Perovic, 45 anni (avvocato Valentina Valenti).

Mentre i primi quattro sono stati consegnati in Italia dalle autorità croate e si trovano in carcere a Santa Maria Maggiore, i serbi Durkin e Perovic risultano latitanti nel loro Paese.

L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato nelle scorse ore ai difensori. Ora scattano i venti giorni nei quali gli accusati potranno farsi interrogare dal pubblico ministero o produrre memorie, documenti ed indagini difensive.

Per incastrare la banda, gli specialisti della Polizia avevano unito le tecniche tradizionali di investigazione alle nuove tecnologie tra cui il riconoscimento facciale, le analisi dei social, il monitoraggio dei cellulari. Gli arresti erano scattati a inizio novembre, dopo dieci mesi di indagini serrate.

Gli orecchini e la spilla - nel capo d’imputazione il pm riferisce un valore d’acquisto rispettivamente di 1 e 2 milioni di dollari - erano stati rubati dalla vetrinetta 154 nella Sala dello Scrutinio. Il 3 gennaio 2018, giorno del colpo del secolo, coinvolti nel furto erano stati in quattro: Tomic viene considerato l’autore materiale del furto dopo aver forzato la serratura, mentre Mladenovic e Perovic avevano fatto da pali e Grbavec si era occupato dei trasporti da e per Venezia di parte dei complici.

Il furto era stato preceduto da due tentativi falliti. Uno il 2 gennaio, che aveva visto coinvolti Tomic, Mladenovic, Perovic, Durkin e Grgic e che era andato in fumo perché una guardia aveva fatto allontanare i visitatori dalla vetrinetta.

L’altro il 30 dicembre 2017: Tomic, Mladenovic, Perovic, Durkin e Grgic erano stati disturbati dall’affluenza di turisti nella sala espositiva.

Una manciata di giorni dopo, i piani della banda sarebbero invece andati in porto e la notizia di Palazzo Ducale violato dai ladri avrebbe fatto il giro del mondo. —


 

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