Due poliziotti feriti da una bomba carta

Incidenti al termine di Atalanta-Roma, coinvolto un agente di Salzano: «Potevo restare sfigurato dall’esplosione»
Di Giusy Andreoli
Tifosi atalantini durante gli scontri con le forze dell'ordine all'esterno dello stadio Atleti Azzurri d'Italia di Bergamo al termine della partita del campionato di Serie A Atalanta-Roma, 22 novembre 2014. Atalanta BC's fans during clashes with police outside the stadium Atleti Azzurri d'Italia at the end of the Italian Serie A soccer match Atalanta BC vs AS Roma in Bergamo, Italy, 22 November 2014. ANSA/PAOLO MAGNI
Tifosi atalantini durante gli scontri con le forze dell'ordine all'esterno dello stadio Atleti Azzurri d'Italia di Bergamo al termine della partita del campionato di Serie A Atalanta-Roma, 22 novembre 2014. Atalanta BC's fans during clashes with police outside the stadium Atleti Azzurri d'Italia at the end of the Italian Serie A soccer match Atalanta BC vs AS Roma in Bergamo, Italy, 22 November 2014. ANSA/PAOLO MAGNI

SALZANO. Due agenti del Reparto mobile di Padova sono rimasti feriti dall’esplosione di una bomba carta negli scontri nel dopo partita tra Atalanta e Roma, sabato sera a Bergamo: un inferno scoppiato fuori dallo stadio con lancio di lacrimogeni, pietre e con l’esplosione di una bomba carta imbottita di chiodi da parte degli ultras. Uno dei poliziotti feriti, M.V., è originario di Salzano e abita a Noventa Padovana, mentre P.G. vive nella città del Santo. Entrambi sabato hanno terminato il servizio all’ospedale e sono stati dimessi nel cuore della notte con una prognosi di 20 giorni ciascuno. Hanno rimediato punti di sutura a viso e gambe: i frammenti di chiodi si sono conficcati nella pelle. Il bilancio finale degli scontri è stato di cinque agenti feriti e di sei ultras arrestati.

«Mi sento davvero fortunato perché quella bomba carta poteva prendermi il muscolo della gamba e lasciarmi menomato. Oppure colpirmi al volto, sfigurandomi»: a raccontarlo è il salzanese M.V., tornato nella sua casa di Noventa Padovana alle prime ore di domenica dopo aver passato quasi tre ore al pronto soccorso. «A mia moglie non ho detto nulla per telefono, è incinta del nostro secondo figlio e non volevo farla preoccupare», continua l’agente, «Arrivato a casa l’ho rassicurata: non era nulla di grave. Adesso sono a riposo, ho venti giorni di prognosi, ma quando riprenderò a lavorare sarò in ansia ogni volta. Perché pensi sempre che succeda a qualche altro, invece a volte capita anche a te».

Il pensiero dell’agente della Celere patavina corre a quei momenti: «Stavamo tornando indietro dopo aver scortato i bus dei tifosi della Roma quando ci siamo trovati di fronte una trentina di tifosi dell’Atalanta che hanno attaccato il blindato con bombe carta. Siamo scesi dal mezzo per farli smettere», racconta, «Scappando, ce ne hanno lanciato altre. Episodi di bombe carta lanciate addosso stanno succedendo spesso. Tra manifestazioni e partite, sta diventando una cosa abbastanza frequente e i feriti fra noi aumentano. Anche nella manifestazione più pacifica, capita che lancino bombe carta. Proviamo rabbia nel ricevere di tutto, rabbia per non essere tutelati e difesi da nessuno. Ci sentiamo lasciati a noi stessi».

Eppure basterebbe poco, lo conferma anche il poliziotto. «Basterebbero pene più severe e l’imputazione per lancio di ordigni. Invece quando queste persone vengono fermate di solito sono denunciate o condannate per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, un Daspo è l’unica cosa aggiuntiva. Ma una bomba carta può provocare anche la morte», conclude, «Io me la sono cavata, alcuni frammenti mi hanno perforato il polpaccio della gamba destra senza fortunatamente lesionarmi la muscolatura o i nervi. Quando ho sentito dolore, ho messo la mano e mi sono ritrovato con un buco di entrata sulla parte laterale destra e di uscita dietro, con il sangue che colava. Al pronto soccorso mi hanno suturato lasciando che la ferita continui a spurgare: dentro ci sono micro frammenti che debbono uscire. Per alcuni giorni starò con le fasciature, poi andrò dal chirurgo che valuterà se sono a posto, altrimenti continuerò con le medicazioni».

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