Due persone a bordo dell’auto di Debora
PADOVA. Nella difficile partita fra pubblica accusa e difesa, gli imputati del terzetto-killer per il delitto di Isabella Noventa erano forse convinti di giocarsi il loro destino con un giudizio abbreviato, rito alternativo destinato a garantire un doppio risultato: una pena (massima) diversa dall’ergastolo e la speranza di tornare liberi fra un tot di anni.
A sorpresa, il pm padovano Giorgio Falcone ha sparigliato tutti ieri, depositando un lungo video di tre ore scaricato da due telecamere installate, nel territorio di Noventa Padovana, lungo le strade al di là e al di qua dell’argine del Piovego. Un video portato sul tavolo del magistrato ieri alle 13 dalla Squadra mobile, un’ora prima dell’inizio dell’udienza preliminare davanti al gup Tecla Cesaro.
Nuova prova schiacciante. Che cosa contiene di interessante? Poche sequenze che immortalano dall’alto, attraverso il parabrezza, la Golf Volkswagen intestata a Debora Sorgato fra le 00.22 e le 00.24 del 16 gennaio 2016, la maledetta notte della tragedia. Dentro l’abitacolo (come mai si sarebbe visto prima nei frame scaricati da altre telecamere già tra gli atti del procedimento penale) la sagoma nitida di due persone, l’una alla guida, l’altra seduta a fianco con le mani appoggiate sulle gambe. È in quella manciata di minuti che – secondo la procura – la Golf di Debora si stava allontanando dalla villetta del fratello dopo aver caricato (magari nel bagagliaio) il cadavere della sfortunata Isabella: al volante il camionista-ballerino Freddy, sul sedile passeggero la sorella. I due Sorgato stavano sbarazzandosi dell’ingombrante “prova” dell’omicidio, mentre intorno alla villetta dell’uomo, poco distante, girava l’amante di lui e amica di lei (la coimputata Manuela Cacco), alla guida della sua Polo. Le due telecamere si trovano prima e dopo il ponte sul Piovego, a un minuto (un minuto e mezzo) di distanza fra loro: smentiscono le versioni di Debora e di Freddy. E confermano la ricostruzione della Cacco.
Il pm prenota l’ergastolo. Un’ora e poco più di udienza, alle 15 il rinvio per le 13 di domani. Ed ecco il colpo di teatro: giocando un autentico asso (le inedite sequenze inserite nel fascicolo processuale), il pm Falcone ipoteca “un fine pena mai”, cioè il carcere a vita, anche se i tre imputati (o uno dei tre) scegliessero il rito abbreviato che impone al giudice di ridurre di un terzo la pena massima. E ciò grazie a un secondo affondo della pubblica accusa che costringe le difese a ripensare ogni strategia.
Ipotesi di reato più grave. Già perché di fronte al silenzio dei fratelli Sorgato, che mai hanno indicato dove sia finito il corpo della vittima, il pm Falcone ha modificato uno dei reati contestati ai tre, tutti accusati di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere; solo Cacco di stalking e simulazione di reato. Il reato di occultamento è stato riformulato in quello di sottrazione e soppressione di cadavere (significa nasconderlo in modo tale che l’occultamento risulti, con un alto grado di probabilità, pressoché certo e definitivo). La nuova ipotesi aumenta la pena massima. Risultato: qualora fossero condannati all’ergastolo per l’omicidio e all’isolamento diurno previsto fino a tre anni se è riconosciuta la soppressione del cadavere, lo sconto di pena non toccherebbe l’ergastolo (solo l’isolamento). In caso di omicidio e occultamento, invece, la riduzione di un terzo annullerebbe il carcere a vita, riducendo la sanzione a 30 anni. Se gli imputati erano pronti – come pare – a chiedere l’abbreviato per evitare l’ergastolo, ora dovranno pensarci bene: rischierebbero ugualmente la pena a vita. I giochi restano apertissimi. E allora, tanto vale giocarsela in Corte d’assise? Domani giornata decisiva.
Offerta di risarcimento. Chissà che delusione per Freddy Sorgato. Come aveva scritto nelle tante lettere scambiate dal carcere con la sorella, stava già facendo i conti sullo sconto di pena. Non a caso, in avvio di udienza, i difensori avevano rinnovato una proposta di risarcimento alla famiglia Noventa, offrendo una procura irrevocabile firmata da Freddy che consente alle parti civili di mettere in vendita la villetta in via Sabbioni e di incassare il prezzo: secondo una perizia l’immobile vale 389 mila euro. Obiettivo chiaro: ottenere qualche attenuante in un eventuale giudizio abbreviato. Ma ora carte rimescolate. E una breve pausa concessa dal gup, fino a domani, per esaminare le nuove inedite prove.
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