Due imprenditori hanno vuotato il sacco«Per gli appalti tangenti del 3 per cento»

Le indagini: il geometra Ragno sorpreso a sbarazzarsi di documenti che intendeva gettare in un cassonetto
Claudio Carlon e sopra un’altra trattativa fotografata dalla Finanza
Claudio Carlon e sopra un’altra trattativa fotografata dalla Finanza
VENEZIA. Ci sono centinaia di intercettazioni, telefoniche ed ambientali, ma ci sono anche le dichiarazioni di due imprenditori, Alessandro Gambaro e Mario Pacella, che facevano parte della cricca e che non sono finiti in carcere o agli arresti domiciliari proprio perchè hanno collaborato. Raccontano degli accordi tra una decina di imprese e i due funzionari arrestati per corruzione, peculato e falso, per fatti che vanno dal 2006 al 2010, fatti dunque accaduti sia durante il governo della vecchia giunta di centrosinistra sia della nuova di centrodestra: la tangente sarebbe stata del 3 per cento e in più, poi c'erano lavori di ristrutturazione nelle loro case di proprietà, forniture di elettrodomestici, una Mercedes.


Infine, ci sono le carte, tanti documenti, che gli investigatori della Guardia di finanza hanno recuperato il 15 febbraio dello scorso anno dal cassonetto dell'immondizia vicino alla sede della Provincia, a Venezia, dove il geometra Domenico Ragno le aveva gettate per sbarazzarse: prove evidenti degli appalti truccati e soprattutto di lavori mai fatti ma pagati dalla Provincia. Ragno aveva appena ricevuto l'avviso che la Procura aveva indagato sul suo conto e su quello del suo capo, l'ingener Claudio Carlon, per sei mesi e chiedeva una proroga di altri sei per continuare. Pensava di raggirare gli investigatori, ma il pubblico ministero Stefano Ancillotto aveva chiesto alla Guardia di finanza di controllarlo da vicino e così le «fiamme gialle» hanno recuperato tutto svuotando il cassonetto.


Chi ha visto l'ordinanza di ottanta pagine firmata dal giudice veneziano Antonio Liguori sostiene che si tratta di un documento che elenca prove e indizi certi e mette da parte le accuse senza riscontri. Il documento parte dalla considerazione che nel 2007 e nel 2008 per quanto riguarda le aggiudicazioni di contratti pubblici del settore edilizia della Provincia ben 62 su 69 sono finite alle imprese della cricca (il 90 per cento). Per evitare la gara pubblica il sistema era semplice: i due frazionavano ad arte le opere da appaltare, in modo da non superare la soglia prevista e così evitare la gara e il bando pubblici e procedere con le assegnazioni dirette. Ecco tre esempi importanti: gli interventi di riqualificazione dell'isola di San Servolo per due milioni e 800 mila euro sono stati frazionati in otto diversi appalti, quelli per Ca'Corner, sede della Provincia, per un milione e 330 mila euro in sette e quelli per villa Martinelli, a Portogruaro, per 720 mila euro in cinque, tutti agli imprenditori che pagavano.


A raccontare come gli «amici» imprenditori vincevano sempre sarebbe stato Gambaro. Carlon o Ragno avrebbero suggerito a chi doveva vincere il ribasso da fare, un ribasso davvero eccezionale, così la gara non poteva andava che all'amico, che poi recuperava i soldi con le varianti in corso d'opera. Un esempio: per costruire il bar al Pacinotti di Mestre l'offerta era stata di 25 mila euro, ma alla fine il lavoro era costato 40 mila, i 15mila sarebbero stati recuperati poi facendo

apparire spese maggiori su altri lavori nella scuola.


Nel capo d'imputazione sono elencati i beni, oltre alla tangente del 3 per cento sull'appalto, consegnati dagli imprenditori a Carlon e Ragno: il primo si sarebbe fatto ristrutturare gratuitamente la villetta in provincia di Pordenone, a Budoia, da Pacella; avrebbe fatto smontare i bassorilievi di palazzo Fasolo, a Portogruaro, e se li sarebbe fatti montare nella sua casa; il secondo si sarebbe fatto ristrutturare due appartamenti di Trieste per 350 mila euro da Gambaro e da Dario Guerrieri e pure l'appartamento di Meolo, ottenendo sempre gratuitamente la fornitura di un frigorifero, una lavatrice e un'asciugatrice.


Ma Ragno avrebbe agito anche in proprio, in alcune occasioni all'insaputa del suo capo, tanto da essersi avvalso della collaborazione di un collega d'ufficio, che ha poi confessato, e che era in grado di falsificare la firma di Carlon. Ad esempio, gli elettrodomestici che Guerrieri gli avrebbe consegnato per la casa di Meolo sarebbero stati pagati dalla Provincia grazie a mandati di pagamento fasulli, fatti passare come fornitura materiali d'arredo per le scuole. In più casi, inoltre, i lavori decisi e finanziati non venivano neppure iniziati. L'esempio più ecclatante riguarda la palestra ex Serio a Portogruaro, dove la Provincia avrebbe sboorsato quasi un milione e mezzo di euro, ma preside e insegnanti di educazione fisica hanno spiegato che erano arrivati solo due canestri, che gli stessi docenti hanno montato.

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