Due grandi amici inseparabili appassionati di snowboard
di Diego Degan
SOTTOMARINA. Non erano ancora le dieci di ieri sera, quando la notizia della morte di Michele Duse e Sebastiano Salvagno, entrambi di 26 anni, è rimbalzata dal sito internet della Nuova a quello di un noto gruppo Facebook cittadino e, da lì, si è diffuso in città. Stupore, rabbia e rimpianto per le due giovani vite stroncate dalla strada, due ragazzi che vivevano vicinissimi a una delle strade più pericolose d’Italia, la Romea, e sono andati a schiantarsi in una galleria a chilometri e chilometri di distanza, dopo una giornata in montagna passata a fare snow board, come testimoniano le attrezzature trovate sulla loro auto. Michele e Sebastiano (o Sebastien, come gli piaceva farsi chiamare) condividevano questa passione, uno sport che dà i brividi e che può anche apparire pericoloso. Ma il pericolo, quello vero, i due ragazzi l’hanno corso sulla strada. E gli è andata male. Diplomati entrambi, Michele come geometra all’istituto De Nicola di Piove di Sacco, Sebastiano al Giorgio Cini, svolgevano anche lavori diversi. Michele era designer della Dgd arredamenti, il mobilificio artigianale del padre, Gianfranco, che tutti possono vedere all’ingresso di Chioggia, affacciato sulla Romea. Sebastiano era nel mondo della pesca e, da tipo scanzonato quale era, si definiva “pescatore di frodo”, laureato alla “vongola university”. Michele era “fidanzato ufficialmente”, Sebastiano scriveva, un anno fa, su Facebook di voler mettere un annuncio per trovare una ragazza e scherzava dicendosi preoccupato perché gli toccava stare a casa il venerdì sera. Ma, col suo carattere allegro, si capisce che la preoccupazione l’aveva superata senza troppa fatica. Insomma, due amici che, come molti altri ragazzi della loro fascia d’età, trascorrevano la giovinezza tra lavoro e relax, quando era loro possibile, con la passione per lo sport, gli spazi aperti e la bellezza della montagna che, probabilmente, li aiutava a superare lo stress e le preoccupazioni della vita quotidiana. Quella che, per loro, doveva essere una domenica di “ricarica” prima della nuova settimana lavorativa, è stata trasformata dalla sorte in una tragedia.
(ha collaborato Elisabetta Boscolo Anzoletti)
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