Due campeggi non in regola scatta l’esproprio del Comune
Jesolo. Il Don Bosco e il Bosco Pineta erano stati devastati la scorsa estate dalle fiamme Il titolare protesta e scrive a Zaia: «È un incubo». Il sindaco Zoggia: «Un atto obbligatorio»
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - JESOLO - CAMPING PARK BON BOSCO
JESOLO. Camping Don Bosco e Bosco Pineta, scatta l’esproprio da parte del Comune a due passi da piazza Torino. Al titolare dei due campeggi, Renato Martignago di Montebelluna, è stato notificato proprio nei giorni scorsi. Sono le ultime cocenti faville del vasto incendio che nell’estate 2016, l’11 luglio scorso, aveva devastato il Bosco Pineta, 20 casette distrutte in via Vettori Pisani, un rogo impressionante e miracolosamente nessun ferito ma tante polemiche e denunce sulla sicurezza. Una discussione che inevitabilmente aveva coinvolto tutto il settore del turismo all’aria aperta dove furono segnalati altri casi di incendio sulla costa veneziana.
La determinazione del Comune, alla luce dell’inottemperanza dei gestori alle demolizioni indicate, ha portato all’acquisizione al patrimonio immobiliare comunale appena notificata dagli uffici. La stagione estiva volge al termine e per i due camping del lido finiti nel mirino dopo l’estate dei roghi iniziano i veri problemi. La moglie di Martignago, Lucia Quagliotto, ha anche scritto una lettera al presidente regionale Zaia denunciando quello che la società sta subendo.
Il sindaco, Valerio Zoggia, è drastico: «L’esproprio è un atto obbligatorio dopo gli accertamenti, i proprietari faranno opposizione al Tar e poi saranno i giudici a decidere se sarà acquisito al patrimonio comunale o messo all’asta per una nuova gestione. Resterà comunque un’area per le roulotte e i camper come è definita attualmente».
Martignano è abbattuto dopo quanto notificato, ma ancora combattivo. Si è sempre difeso, ha negato che non fossero rispettati i criteri di sicurezza, ha sempre sostenuto che non fossero sue le responsabilità per quanto accaduto. Ho parlato con l'assessore regionale Caner di tutto questo», spiega Martignago, «ci sembra di vivere un incubo. Credo che non sia normale un simile comportamento da parte dei funzionari pubblici che ci dicono che l’esproprio è un atto dovuto. Se fosse così, a questo punto tutta Ischia sarebbe diventata proprietà del Comune dopo quanto accaduto quest’estate. Quegli allegati negli atti che sembrano sono solo numeri di mappali, sono 46.000 mq di terreno con tutti i bagni e uffici. Solo tre anni fa per fare i bagni nuovi ci hanno chiesto e abbiamo pagato 28.000 euro di oneri».
«Nel 2008 quando ci hanno dato la licenza del Bosco Pineta abbiamo pagato tutti gli oneri che ci hanno chiesto e sono venuti a controllare che tutto fosse in regola. Da allora non abbiamo adoperato più un chilo di cemento. Dov’è l'abuso edilizio? E anche se fosse perché non si demolisce quello che si ritiene abusivo, ovvero le maxicaravan dei clienti e le verande, come dicono loro? I clienti con i loro legali si stanno organizzando per creare problemi a noi e al Comune».
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