Due avvocati veneziani indagati per usura
Accusati di aver favorito una banda che "strozzava" un imprenditore mestrino. A capo dell'organizzazione c'era una donna
MESTRE. Due avvocati veneziani indagati per aver favorito un gruppo di usurai. Dalle prime ore di oggi, venerdì 28, il nucleo di polizia tributaria di Venezia sta eseguendo un’ordinanza emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Vicenza con cui sono stati disposti gli arresti domiciliari per il reato di usura nei confronti di una donna di origine messinese (C.L.), residente a Loria (TV), ed un “commercialista” di origine vicentina (G.R.), residente a Bassano del Grappa (VI).
Contestualmente, nelle province di Vicenza, Padova, Venezia e Trento vengono eseguite undici perquisizioni locali e personali nei confronti dei due soggetti attinti dalle misure cautelari, nonché di altri cinque indagati, a vario titolo, per estorsione e favoreggiamento reale.
Tra le persone perquisite ci sono anche due avvocati veneziani, indagati per favoreggiamento reale, che si ritiene abbiano agevolato gli usurai nella riscossione dei crediti illecitamente vantati.
Le indagini sono state avviate nell’ottobre 2016, a seguito della denuncia di un imprenditore veneziano che ha rappresentato di aver fatto ricorso a prestiti usurari per cercare di fronteggiare la situazione di difficoltà finanziaria in cui versava la propria società, ubicata in provincia di Venezia, operante nel settore dei servizi alle imprese; dal 2012 il denunciante avrebbe ricevuto 500.000 euro, restituendone oltre 780.000.
A seguito delle investigazioni, coordinate dalla Procura della Repubblica di Vicenza, è emerso che l’usurato si era rivolto al proprio “commercialista” allo scopo di ottenere prestiti per rifinanziare la propria azienda, il quale, pienamente consapevole della difficile situazione finanziaria dell’imprenditore, lo ha messo in contatto con una coppia dedita alla concessione di somme a tassi usurari.
Nel recente passato, il denunciante è stato beneficiario del fondo antiusura a seguito di analoghi episodi usurari di cui era stato vittima, in relazione ai quali il Tribunale di Venezia aveva condannato i responsabili. Prima di sporgere denuncia, l’imprenditore si era rivolto proprio all’associazione nazionale antiracket, che lo ha invitato a presentarsi alla guardia di finanza.
Nel corso delle indagini il principale indagato (un pregiudicato di origini campane) è deceduto per malattia e la sua compagna ha continuato a gestire la riscossione dei crediti usurari. A lei fanno capo due imprese operanti nel settore dell’edilizia aventi sede in provincia di Vicenza, che sono state utilizzate per ricevere versamenti di rate di prestiti, talvolta documentati come pagamenti di fatture.
Non essendo più in grado di onorare gli impegni assunti per la restituzione del denaro e degli ingenti interessi, l’imprenditore è stato oggetto di diversi tentativi di estorsione, finalizzati a recuperare i crediti vantati a fronte dei prestiti concessi, posti in essere dalla usuraia e da un terzo soggetto mediante minacce.
Tra le azioni poste in essere per riscuotere le somme prestate, va ricompreso anche il tentativo di imporre all’imprenditore di cedere le quote della società alla fidanzata del figlio dell’usuraia (indagata per favoreggiamento reale), la quale si sarebbe dovuta intestare fittiziamente le partecipazioni nell’impresa.
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