Droga, schiamazzi movida e sporcizia. Comitati in rivolta: «Fate qualcosa»
VENEZIA. Chiedono un reale controllo dei flussi turistici, rispetto delle stesse ordinanze e regolamenti per il decoro e l’arredo urbano che il Comune emana ma poi non fa applicare, una presenza reale dei vigili urbani sul territorio, specie nelle ore notturne. Ma soprattutto una vera tutela dei residenti della città antica, sottoposta a una pressione turistica non più sopportabile e palesemente non gestita. Presentando proposte concrete e non solo lamentele a un’amministrazione comunale che fino ad oggi si è nei fatti rifiutata di ascoltarli. Sono i comitati di cittadini di varie zone della città, quelle più esposte, per la prima volta riuniti in una sorta di coordinamento e che ieri sono venuti nella sede della Nuova Venezia proprio esporre, dal loro punto di vista, la gravità della situazione dal punto della vivibilità urbana. C’era la presidente del Comitato Rialto Novo e adiacenze Gabriella Giaretta (con Simonetta Colomba e Maria Rosa Bonaldi). Nicola Montelesan per il Comitato di Santa Margherita, Maria Grazia Nava per quello della Misericordia e Gabriella Penso per quello della Riva degli Ormesini. E, ancora, Sergio Manzi del Comitato cittadino della Giudecca. Assenti solo, per impegni, i rappresentanti del Comitato di San Giacomo dell’Orio e di campo Sant’Angelo.
«Il Comune non ci ascolta»
«Purtroppo, nonostante i nostri ripetuti tentativi», spiega Gabriella Giaretta, «non riusciamo ad avere un dialogo vero e proprio con l’amministrazione comunale, le nostre richieste di incontri con sindaco e assessori restano inascoltate. Abbiamo avuto dei contatti sporadici con qualche presidente di commissione consiliare, ma senza risultati concreti. Stiamo ora pensando di darci anche una rappresentanza legale, per portare avanti in questo modo le nostre istanze di cittadini che chiedono di poter continuare a vivere nella propria città».
«A Rialto situazione invivibile»
«L’area di Rialto, tra campo de l’Erbaria e campo Bella Vienna», spiega Giaretta, «sta diventando invivibile di sera specie nei giorni del weekend, venerdì e sabato, con la movida giovanile che si è spostata in buona parte qui, oltre che agli Ormesini, dopo che sono scattati i controlli continuativi delle forze dell’ordine in campo Santa Margherita. Qui invece i vigili urbani di sera non li vediamo praticamente mai e le poche volte che ci sono, se c’è un assembramento di giovani, se ne vanno o fanno finta di non vedere. Ce l’hanno anche detto, per tutelare la propria incolumità personale. È provato e dimostrato anche l’aumento dell’uso e dello spaccio di stupefacenti nelle calli più buie e meno frequentate, con i “pusher” che si sono spostati qui da campo Santa Margherita».
Plateatici in espansione
Nell’ “insula” realtina - hanno spiegato ieri i rappresentati del Comitato Rialto Novo - sono presenti 67 locali tra ristoranti, bar e trattorie-pizzerie, con plateatici in continua espansione. Locali che spesso non offrono servizi igienici adeguati, con ovvie conseguenze sotto il profilo igienico delle calli circostanti. La musica amplificata prosegue sino a tarda notte e finisce per saldarsi talvolta al “risvegliarsi” del mercato, con le movimentazioni di merci e attrezzature. «Durante il giorno poi», spiega Giaretta, «abbiamo veri pic nic turistici, indisturbati, sui gradini del ponte di Rialto e della chiesa di San Giacometto, mentre Veritas si adopera per la pulizia della zona del mercato, ma solo il lunedì mattina. A parte i venditori abusivi di dardi luminosi o di astine per i selfie, in campo Rialto Novo abbiamo da tempo anche lo stazionamento di gruppi rom che utilizzano la fontana pubblica per fare bucati e docce parziali. Ci chiediamo e chiediamo al Comune e al comando di polizia locale, dove siano impiegati i numerosi vigili urbani che sono stati assunti, perché certo non sono in servizio a Rialto».
Campo Santa Margherita
Complessivamente migliore la situazione in campo Santa Margherita e campo San Pantalon, come spiega il rappresentante del Comitato cittadino della zona, Nicola Montelesan. «Non c’è dubbio che rispetto a tre anni fa», spiega Montelesan, «la situazione della sicurezza e dell’ordine pubblico sia migliorata, grazie alla presenza continuativa delle pattuglie interforze. Ma resta una situazione a rischio, perché gli spacciatori ogni tanto si riaffacciano e non c’è dubbio che non appena l’azione di controllo venisse meno o fosse rallentata, tornerebbero a prendere possesso del territorio. Le presenze nei locali notturni continuano però ad aumentare con il tempo, perché oltre agli studenti universitari sono arrivati anche i giovani turisti e l’assenza di qualsiasi controllo dei flussi influisce anche sulla vivibilità dei residenti. Rispetto al rumore, poi, i vigili dichiarano di non avere i mezzi per valutarne l’intensità, però fanno le multe per eccesso di velocità alle barche solo osservando la scia che provocano in acqua. Evidentemente non si fidano del loro udito».
«Nessun controllo alla Giudecca»
«Alla Giudecca la Polizia locale non la vediamo proprio», spiega Sergio Manzi del Comitato cittadino dell’isola, «e sì che ce ne sarebbe un gran bisogno. Con i “pianini”, nonostante l’ostruzionismo che ci ha fatto l’Aepe, Associazione pubblici esercizi, che cercava ogni volta di silenziarci in conferenza dei servizi, siamo riusciti a far passare un po’ di ordine per l’organizzazione dei plateatici di bar e ristoranti, ad esempio con il criterio di averli o sulla riva o addossati ai locali. Il problema è che, non essendoci alcun controllo, i gestori li mettono tranquillamente da entrambe le parti. Anche la Giudecca sta purtroppo cambiando sotto il profilo abitativo sotto la spinta del turismo, quando ancora nei primi anni Duemila, c’erano ancora negozi per i residenti e non solo bar e ristoranti. Il fatto che il Comune l’abbia esclusa dalla delibera blocca-alberghi e B&B, conferma la volontà precisa di trasformarla, come il resto della città, solo a uso e consumo dei turisti. Ormai la Giudecca è terra di conquista, una specie di “deserto” sul piano dei controlli amministrativi da parte del Comune, dove ognuno fa ciò che vuole».
Misericordia e Ormesini
Quadro desolato per i residenti anche quello che tracciano Maria Grazia Nava e Gabriella Penso, dei due comitati cittadini per le aree della Misericordia e della Fondamenta degli Ormesini. «Con l’apertura del ponte di Calatrava si è creato un danno enorme», spiegano, «perché si sono concentrati i flussi turistici tutti da questa parte di città, con la terribile trasformazione merceologica a cui assistiamo con i negozi lungo la Strada Nuova. Qui arrivano in auto e in treno nel fine settimana, le comitive di giovani che fanno i ”bacaro tours”, scaricandosi lungo i locali di Misericordia e Ormesini - per non parlare delle masse legate alle lauree di Ca’ Foscari concentrate in un giorno a San Marco - ma anche gli addii al celibato e al nubilato, per ripartire poi la sera, ubriachi, verso la terraferma. Anche qui in assenza di ogni controllo, perché i vigili urbani non li vediamo mai e se ci sono, è come se non ci fossero perché non intervengono. I ristoranti e i bar degli Ormesini continuano ad aumentare - c’è già chi chiede il plateatico “preventivo” prima di aprire, per ottenerlo poi nei nuovi pianini del Comune con l’appoggio delle categorie - e fanno di fatto quello che vogliono. Quando i tavoli sono pieni, forniscono di piatti e bicchieri di plastica la clientela aggiuntiva, perché vada a mangiare sedendo lungo la riva. Sarebbe vietato ma nessuno controlla». «Spesso si siedono a mangiare anche sul ponte vicino al campo del Ghetto», spiega Gabriella Penso, «e io, che ho qualche problema di mobilità e li ho fatti qualche volta alzare tornando di sera, per appoggiarmi al mancorrente, ho dovuto subirmi gli improperi del titolare del vicino ristorante che mi invita a stare a casa mia la sera e a non disturbare la clientela! Inoltre non si potrebbero bere alcolici con il bicchiere in mano, fuori dal bar o dal ristorante, ma il regolamento comunale prevede l’eventuale multa solo per l’avventore, ma nulla per il gestore dei locali. Così i vigili urbani magari arrivano, si trovano di fronte 50 persone e più con i bicchieri in mano e già un po’ agitate, e allora per evitare brutte sorprese girano i tacchi e se ne tornano indietro, lasciando la situazione esattamente come l’hanno trovata».
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