Droga da Musile alla Calabria, caccia a un 40enne latitante

Il centro di stoccaggio era in un appartamento vicino al centro: la banda ha distribuito circa 300 chili di stupefacenti. Emesse 15 misure di custodia

Giovanni Cagnassi
Droga sequestrata durante una retata
Droga sequestrata durante una retata

Un flusso di droga che da Musile partiva verso il sud Italia fino alle 'ndrine calabresi. La guardia di finanza di Reggio Emilia e la polizia di Stato hanno sgominato un'organizzazione italo-albanese che operava in tutta Italia e all'estero e sono sulle tracce di un cittadino albanese che aveva stabilito la sua base alla destra del Piave, in un appartamento vicino al centro di Musile, dalle parti di via Roma.

Il giro d’affari internazionale 

Sgomento nella cittadina dove la sindaca, Silvia Susanna, è entusiasta per l'esito dell'operazione: «I fatti risalgono a quattro anni fa e noi abbiamo sempre collaborato con le forze di polizia».

Nell'appartamento di Musile e nel sottostante garage transitavano eroina, cocaina e marijuana che poi viaggiavano verso la Calabria dalle organizzazioni legate al clan Grande Aracri.

L'inizio dell’indagine risale al 2020, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Bologna, e ha raggiunto ora la sua conclusione. Quindici le misure di custodia cautelare, delle quali 12 in carcere e tre ai domiciliari, con 26 indagati e 16 perquisizioni.

Smantellato, grazie a un’operazione complessa e articolata, un gruppo italo-albanese che tra il 2020 e 2021 ha acquistato, importato e distribuito oltre 300 chili di droga.

Da Reggio Emilia gli albanesi acquistavano la droga in patria, poi in Kosovo, Ecuador, Colombia e Olanda. Sequestrati 23 chili di cocaina, 6 di eroina, 80 di hashish e 240 di marijuana per un valore di 8 milioni di euro. E dalla Spagna erano state importate anche 75 mila euro di banconote false in tagli da 500 euro.

Gli investigatori hanno ricostruito il traffico internazionale di stupefacenti attraverso minuziose indagini tecniche, con intercettazioni telefoniche e ambientali, anche grazie alla successiva acquisizione di numerose conversazioni telematiche che i narcotrafficanti avevano scambiato, utilizzando degli smartphone criptati e l'applicazione Sky-Ecc.

Il latitante 

I dati sono stati acquisiti con ordine di indagine europeo, grazie a una complessa attività di polizia giudiziaria condotta dalle forze di polizia francesi, olandesi e belghe sulla piattaforma di comunicazione criptata Sky-Ecc, dove è stato possibile attingere a milioni di messaggi scambiati tra i vari membri dell’organizzazione.

I rapporti si spingevano non solo alla criminalità calabrese, ma anche laziale. Perquisita l’abitazione del 40enne residente a Musile, ora latitante e probabilmente nascosto all'estero. Nella casa in centro vivono ora altri connazionali, regolari in Italia e dipendenti di un’azienda di Venezia, risultati completamente estranei alle indagini.

Musile era considerata una base per la distribuzione della droga al Nord, probabilmente anche a Mestre, e il 40enne albanese, attraverso un contatto nel Torinese, poteva fornire sostanze in emergenza.

La sindaca di Musile, Silvia Susanna, ha ringraziato finanza e polizia di Stato: «Le indagini riguardano un periodo lontano nel tempo, nel 2020, ma hanno permesso di individuare questa centrale della droga che ha interessato anche Musile. I movimenti sospetti non erano certo sfuggiti nel territorio e molti avevano notato viavai da qualche tempo. Noi abbiamo sempre collaborato con le forze di polizia. L'importante è che gli inquirenti riescano a fermare queste attività criminali» ha concluso, soddisfatta per l’epilogo della vicenda.

 

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