«Droga e violenza malessere sociale»

Moraglia parla di overdose e incidenti: coinvolti ambienti poveri ma anche benestanti, fondamentale il ruolo della famiglia
Foto Agenzia Candussi/Chiarin/ Tessera, aeroporto Marco Polo/ Inaugurazione del nuovo ampliamento del terminal passeggeri - nella foto il patriarca Moraglia
Foto Agenzia Candussi/Chiarin/ Tessera, aeroporto Marco Polo/ Inaugurazione del nuovo ampliamento del terminal passeggeri - nella foto il patriarca Moraglia
«La droga e la violenza sono sempre più sintomo di malessere generale della nostra società, che non conoscono differenze tra ambienti poveri e famiglie più agiate». Il Patriarca Francesco Moraglia, visitando ieri mattina la mensa della Casa dell’Ospitalità, ha toccato molti dei temi più sensibili di questi ultimi giorni. E guardando proprio alle famiglie ha rimarcato come «i recenti morti di overdose siano indicativi di quello che sta succedendo, dove la droga non fa distinzione e colpisce anche nei luoghi di vacanza, benessere o di svago. Anche gli incidenti notturni, in cui molte persone muoiono, sono emblematici. Ma del resto basta pensare agli episodi di violenza sulle donne di Rimini, o al giovane che ha investito e ucciso un turista a Eraclea. Ecco, in questo è prezioso il ruolo della famiglia e lo abbiamo visto, perché le relazioni familiari ci fanno capire i rapporti tra le persone. E la famiglia è un ammortizzatore sociale fondamentale in Italia».


Il Patriarca Moraglia ha parlato anche di integrazione. «La carità è importante e rimane essenziale, perché la società di oggi non riesce a far fronte a tutte le emergenze che ci sono nella quotidianità. Ecco che la carità deve servire anche quale mezzo di recupero delle persone e per fare integrazione verso quei soggetti più fragili e disorientati. Strutture come la Casa dell’Ospitalità hanno un ruolo prezioso, con progetti come il Resa che aiutano a recuperare e coinvolgere uomini e donne in difficoltà. Gli si dà una prospettiva: auspico che esperimenti del genere prendano maggiormente piede nella nostra città, e che tanti sprechi siano recuperati in favore del prossimo».


Ma integrazione non si intende solo per i senza dimora, perché poi il problema si allarga e Moraglia risponde: «L’accoglienza non deve essere fine a sé stessa, poiché vanno ricordate pure le sofferenze che si vivono tra gli italiani. Certo è, che queste non devono essere una chiusura verso gli altri. Allora serve un modello che porti a una integrazione con il rispetto di tutti e delle esigenze reciproche».


Sul referendum per la separazione tra Venezia e Mestre il Patriarca non si è sbilanciato, rammentando che il suo pensiero lo ha già espresso in passato e fuori dalle tempistiche referendarie. Ma ha detto che «ognuno può farsi le proprie idee e determinare le scelte di conseguenza». Delicato anche il tema delle tensioni tra Corea del Nord e Stati Uniti, in una escalation di provocazioni che Moraglia segue con grande attenzione. «Come cristiano prego tutti i giorni per questa situazione, e lo faccio da qualche mese ormai, perché certi aspetti trovo che siano stati sottovalutati. Ciò che sta avvenendo dovrebbe obbligare la politica a intervenire con maggiore diplomazia. Una guerra ai livelli cui si rischia di arrivare, sarebbe un qualcosa di inimmaginabile e che la nostra storia non ha mai conosciuto finora».


Il Patriarca si è poi intrattenuto con alcuni degli ospiti della mensa, ha chiesto loro informazioni e ha dialogato a lungo. «Ho trovato molte persone dell’Est in difficoltà e in cerca di lavoro», ha concluso. «Bisogna offrire a questi uomini e donne delle situazioni forti di integrazione e recupero. Dobbiamo creare occasioni per favorire la loro convivenza e responsabilizzazione sociale. Alla Casa dell’Ospitalità ho trovato un clima disteso, nonostante abbia visto persone spaesate che soffrono la lontananza delle loro famiglie».


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