Droga e rapina con il machete i due banditi restano in carcere
Restano in carcere Darlin Sanchez Carrasco e Josè Andersen Sangiovanni, 31 anni, i due cittadini dominicani accusati di rapina, per aver minacciato e aggredito con un machete, una pistola e un coltello tre giovani di 18 e 21 anni (due colombiani e una sandonatese) nel loro appartamento di San Donà, il giorno di Capodanno. In ballo – secondo la ricostruzione dei carabinieri di San Donà, che hanno arrestato i due dopo pochi giorni di indagine – un presunto debito per 10 mila euro e un errore di persona, dal momento che i tre giovani aggrediti erano nell’appartamento solo da pochi giorni e prima vi abitava il cugino di uno di loro. Di fronte alle facce sconvolte dei tre ragazzi - estranei alla vicenda - il terzetto li aveva picchiati, feriti con il coltello e rapinati di ciò che avevano: 400 euro e un telefono cellulare.
Tant’è, ieri, la giudice per le indagini preliminari Roberta Marchiori ha convalidato l’arresto e ha anche firmato un’ordinanza di custodia cautelare per i due: attenderanno a Santa Maria Maggiore il prosieguo delle indagini. Tanto più che i carabinieri stanno ancora cercando un terzo uomo che ha partecipato al raid, che ora si troverebbe all’estero, vivendo tra l’Italia e la Spagna.
Si tratta dell'uomo che impugnava il coltello, lo stesso trovato venerdì sera, ancora sporco di sangue: i carabinieri lo hanno trovato assieme al revolver - che poi si è scoperto essere falso - nel cesto di una lavatrice in un appartamento di Mestre, abitato da una donna che stava dando ospitalità a uno dei due fermati.
Nel corso dell’udienza, Darlin Sanchez Carrasco si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Josè Andersen Sangiovanni ha dato una sua versione dei fatti, cercando di discolparsi per quanto possibile. Ha ammesso di essere stato nell’appartamento, raccontando però di essere solo andato ad accompagnare Sanchez, che voleva rivendicare un prestito di 500 euro. Ne sarebbe scaturita un’accesa discussione con i giovani inquilini, finita nel sangue: l’uomo ha raccontato - con “dichiarazioni spontanee” messe a verbale e, quindi, senza interrogatorio da parte del giudice - di non aver visto armi, ma che il coltello che ha ferito un giovane si trovava nella cucina dell’appartamento. Una spiegazione che non ha soddisfatto la giudice per le indagini preliminari, che dopo aver confermato l’arresto dei due dominicani per rapina, ha anche disposto che restino in carcere.
L'ipotesi investigativa è che i tre aggressori stessero cercando qualcun altro - l'appartamento di via Giorgione era stato lasciato ai tre amici da un cugino di uno dei due ragazzi colombiani - e che i tre amici si siano trovati quindi nel posto sbagliato e al momento sbagliato.(r.d.r.)
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