Dragaggi in laguna, la mappa Cnr Ecco le aree dove si è scavato di più

Denuncia degli ambientalisti: «Verificare le autorizzazioni degli ultimi interventi al Tronchetto»



Sono segnate in rosso fuoco, come ferite sanguinanti. Ecco le aree della laguna dove gli scavi e i dragaggi hanno modificato batimetria e correnti negli ultimi anni. Gli ingressi alle bocche di porto di Lido e Malamocco, il canale dei Petroli e San Leonardo, i canali industriali di Marghera. E vicino alla città storica alcune zone davanti a Sant’Elena e i canali del Tronchetto e della Marittima. Uno studio del Cnr pubblicato in questi giorni, consente di avere per la prima volta un quadro chiaro e definito della situazione dei fondali lagunari. È firmato da Fabio Trincardi, Carlotta Toso, Alessandra Kruss, Antonio Petrizzo, Elena Catenacci, Valentina Grande, Elisabetta Campiani, Federica Foglini e Fantina Madricardo. Dalle tavole allegate si possono ricavare vedere le modifiche recenti. «Footprint», l’impronta dell’uomo sull’ambiente. Adesso, anche in base a quei nuovi studi, gli ambientalisti chiedono verifiche puntuali sulle nuove batimetrie in laguna. Profondità accentuate, erosione che aumenta, correnti sempre più rapide, milioni di metri cubi di sedimenti che se ne vanno in mare distruggendo un po’ alla volta le barene. E provocando anche crolli improvvisi, come quello segnalato qualche giorno fa all’imbarcadero del Tronchetto. «Occorre verificare quando, dove e quanto sono stati fatti gli ultimi scavi ai canali navigabili», denuncia Stefano Boato, esponente di Italia Nostra e leader storico degli ambientalisti veneziani, «verificare come risultano i fondali oggi rispetto al piano portuale del 1908, mai modificato. E soprattutto, chi ha autorizzato quegli scavi profondi per far entrare le grandi navi in laguna e farle arrivare alle banchine di Marittima in canale del Tronchetto». «Oppure», aggiunge Boato, «se quelli siano scavi senza permessi, passati come ordinaria manutenzione mentre non lo sono. Infine, dove sono stati portati i fanghi e a che livello fossero inquinati». Domande per ora senza risposta. Si sa che nei giorni scorsi una draga è stata vista scavare il fondale al Tronchetto. Pochi giorni dopo, il crollo. Ma il problema è più generale, e riguarda lo stato di salute dei canali e gli scavi in laguna.

«Una situazione che non migliora», dice Luigi D’Alpaos, ingegnere idraulico autore di numerosi studi sull’erosione e la perdita di sedimenti, «la laguna sta sempre peggio. E non succede nulla che possa fermare questa situazione o invertire il processo di degrado. Anzi, si progettano nuovi scavi e approfondimenti per fare entrare navi ancora più grandi».

Un tema che si interseca con la questione delle alternative alle grandi navi in bacino San Marco. Per D’Alpaos non c’è altra soluzione che spostare il traffico delle grandi navi fuori dalla laguna. Secondo il Porto e e il Comune, invece, è possibile farle arrivare a Marghera, togliendole da San Marco, senza grandi impatti. Il governo Gentoloni aveva autorizzato quella soluzione. Ma adesso il nuovo esecutivo ha bloccato tutto. La Lega e il presidente Zaia restano favorevoli all’ipotesi Marghera. Il ministro Danilo Toninelli (M5S) invece no. Tre le ipotesi che ha inviato al’Autorità portuale, chiedendo un approfondimento progettuale. Il Lido (lato spiaggia), Santa Maria del Mare (dove era il cantiere dei cassoni del Mose), Chioggia. Quest’ultima sembra in pole position. «Ma intanto è tutto fermo, e dobbiamo fare qualcosa», dice il sindaco Brugnaro. Il punto di frizione con gli ambientalisti è sempre quello: quanto si dovrà scavare per far passare le navi e costruire il nuovo bacino di evoluzione? —



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