«Dovevano ricoverare subito mia figlia»

Il papà della piccola in coma: l’ospedale di Dolo doveva accettarla la prima volta. I medici: è stato fatto tutto il possibile
DOLO. «Credo che se mia figlia fosse stata subito ricoverata la prima volta che ci siamo presentati all’ospedale di Dolo, forse si sarebbe guadagnato tempo prezioso e la situazione non sarebbe precipitata in questo modo. La prima volta è stata dimessa dopo un controllo, e solo quando ci siamo ripresentati il giorno dopo, quando le sue condizioni erano ormai diventate gravi, è stata ricoverata». A dirlo è il papà della bimba di 9 anni di un paese della Riviera del Brenta colpita nei mesi scorsi dalla Seu, la sindrome emolitico-uremica, una malattia rara contatta con ogni probabilità durante una vacanza in montagna nel bellunese. La bimba è ricoverata in fin di vita all’ospedale di Padova, prima era stata ricoverata all’ospedale di Dolo a inizio agosto.


Dall’ospedale di Dolo però arriva la risposta del primario di Pediatria, Luca Vecchiato: è stato fatto tutto il possibile e neanche un ricovero immediato avrebbe cambiato la situazione.


«Mia figlia», ribadisce però il papà affranto, «si trova in coma vigile da mesi: la sua vita è appesa a un filo. Sono dell’idea che il fattore tempo in questi casi sia essenziale per evitare il degenerare del quadro clinico. Ora speriamo che nei prossimi 15 giorni la situazione si stabilizzi per avviare la riabilitazione, visti i gravissimi danni cerebrali che ha purtroppo avuto mia figlia».


La bimba a causa dell’aggravarsi della malattia è entrata in coma dopo qualche giorno dai primi sintomi. «Tra le varie cure fatte», dicono i genitori, «ci anche dialisi e plasmaferesi, con scarsi risultati”. Purtroppo un arresto cardiaco nel frattempo ha reso ancora più lente le possibili cure.


La situazione rimane tuttora critica, essendo compromessi intestino, reni, pancreas e con gravissime lesioni cerebrali che hanno paralizzato completamente la piccola, privandola di qualsiasi interazione.


La versione dell’Usl 3 è affidata al dottor Luca Vecchiato, primario di Pediatria a Dolo: «La bambina è giunta in ospedale a Dolo per gastroenterite (diarrea): le sue condizioni erano buone e la collega pediatra l’ha sottoposta ad attenta valutazione. Nessun segno di allarme era in quel momento verificabile e, come si fa in questi casi, è stata raccomandata ai genitori l’idratazione e il controllo del pediatra di famiglia. Con il secondo accesso, nonostante le condizioni complessive apparissero ancora buone, la nostra pediatria dell’Ospedale di Dolo ha saputo cogliere tempestivamente i segnali di allarme e ha ipotizzato la diagnosi, poi confermata da esami di laboratorio, che evidenziavano la rarissima patologia determinata da un batterio in grado di produrre una potente tossina capace di provocare danni renali e cerebrali, trasferendo subito la paziente in terapia intensiva pediatrica di Padova, quale centro specializzato. Un eventuale ricovero anticipato non avrebbe in ogni caso modificato il decorso della malattia o portato alcun beneficio».


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