Dossier Mose, Cantone scrive al Consorzio

L’autorità anticorruzione: «Alcune questioni da approfondire». Il nodo delle fessure ai cassoni e dei ritardi nei cantieri

VENEZIA. Cantone vuole chiarimenti sul dossier Mose. Ieri ai commissari straordinari che governano il Consorzio Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola è arrivata una lettera firmata dal prefetto di Roma. L’autorità che secondo la legge anticorruzione ha la responsabilità delle nomine degli amministratori straordinari. Iniziativa sollecitata proprio dal presidente dell’Anac, a cui fanno capo gli accertamenti su appalti e grandi opere.



«Il presidente ha chiesto di approfondire alcune questioni», confermano dallo staff di Cantone. Così è partita la richiesta di documentazione. A sollecitare un intervento dell’Anac era stato il presidente del Provveditorato alle Opere pubbliche Roberto Linetti. «Troppe cose non vanno, qui è tutto fermo», aveva denunciato il responsabile del ministero delle Infrastrutture in laguna. Irritazione evidente dopo la pubblicazione da parte della Nuova di allarmi che riguardano le «fessurazioni» dei cassoni in calcestruzzo. Nuove criticità che vanno ad aggiungersi ai tanti guai del sistema Mose, a cominciare dalla corrosione, dai sedimenti, dalla tenuta dei materiali.

MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONVEGNO AL BO. RAFFAELE CANTONE
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONVEGNO AL BO. RAFFAELE CANTONE


A sollevare scandalo anche il fatto che queste notizie, in parte sconosciute al Provveditorato e allo stesso Consorzio, sono state pubblicate in un libro edito dai professori torinesi Fabio Manzone e Sara Cristina Lovisari, che lavorano nello studio del commissario Francesco Ossola, ingegnere e progettista con loro della copertura dello Juventus stadium. Il volume (39 euro), raccoglie le perizie fatte dagli ingegneri per il Consorzio.

«Aspetto davvero incredibile», dice Linetti, «veder pubblicate da privati perizie pagate dallo Stato». Così Linetti ha preso carta e penna e inviato una segnalazione a Cantone. Chiedendo spiegazioni su molti aspetti che non tornano. Il primo, la paralisi dei cantieri. Da oltre un anno sono fermi e abbandonati. Le paratoie sott’acqua non vengono sollevate da anni. E i problemi di corrosione e incrostazioni aumentano.

«Abbiamo trovato il modo per rimediare un anno e mezzo fa», dice Linetti, «ma è tutto fermo». Non è nemmeno una mancanza di soldi. Perché di finanziamenti disponibili il provveditorato ne ha parecchi. I 221 milioni stanziati dal governo Gentiloni, e poi i 450 ricavati dalla negoziazione dei mutui degli anni scorsi e del tasso di interesse. Dovranno servire per interventi in laguna. Ma anche qui è tutto fermo.

Divergenze di vedute tra le Infrastrutture e i due commissari, in particolare fra il Provveditore e il responsabile tecnico Ossola. Che raccoglie anche i malumori delle imprese, ferme da quattro anni dopo lo scandalo, desiderose di tornare a lavorare. Una commissione mista aveva indagato sulle cause della paralisi, lo scorso anno. Adesso ha concluso i suoi lavori con rilievi avanzati nei confronti dei commissari. Che hanno garantito il ritorno della legalità. E adesso dovranno spiegare le cause dei rallentamenti. —


 

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