Dopo Pinault, Asscher Un altro big dell’arte prende casa a Venezia

Considerato tra i maggiori collezionisti del mondo, porterà a Palazzo Molin dal 7 maggio la sua raccolta che va da Basquiat a Kiefer, da Twombly a Cattelan

VENEZIA. Non solo Pinault. Sta per sbarcare a Venezia un altro grande collezionista francese di arte contemporanea, che ha però finora tenuto un profilo molto discreto sulla sua raccolta, pur essendo stato inserito anche lo scorso anno dalla rivista ArtNews nella classifica dei 200 più importanti collezionisti d’arte del mondo.



Si tratta di Laurent Asscher, 48 anni, discendente di una “dinastia” transapina già inpegnata nel settore delle nuove tecnologie, presidente e amministratore delegato di Airtek Capital Group, una holding di investimenti tecnologici che investe in Europa e negli Stati Uniti nei settori di Internet, dell’elettronica e delle comunicazioni, con sede in Belgio. Ma è anche membro del Cda di diverse società tecnologiche, tra cui Ixia e Orolia, in cui ha ricoperto anche ruoli di spicco. In particolare è direttore di Orolia, società francese che progetta sistemi tecnologici basati su Gps. È in questo settore che ha fatto la sua fortuna.



Ma Asscher, che fa base nel Principato di Monaco, è anche un grande collezionista d’arte contemporanea nonostante, a differenza di François Pinault, abbia tenuto finora molto riservata la sua raccolta, senza esibirla se non prestando in alcune occasioni delle opere, come ad esempio una delle più importanti di Jean-Michel Basquiat, Irony of a Negro Policeman, al Guggenheim di Bilbao o per la grande mostra del graffitista di origini haitiane, organizzata dalla Fondazione Louis Vuitton a Parigi.

Nella Ama Collection - la raccolta di Asscher - c’è spazio per opere di molti altri grandi artisti: da Cy Twombly ad Anselm Kiefer, da Gerhard Richter, a Jefff Koons, Ai Weiwei e perfino il nostro Maurizio Cattelan, con una delle sue opere più celebri e contestate, La Nona Ora, già esposta anche alla Biennale, con Papa Woytila steso a terra, colpito da una meteorite.

Ora però Asscher, come già a suo tempo Pinault con Palazzo Grassi e Punta della Dogana, ha deciso di fare di Venezia la sede della sua collezione d’arte contemporanea, mostrandola finalmente in modo articolato. Per questo ha acquistato un celebre palazzo gotico come Palazzo Molin (detto anche del Cuoridoro), all’incrocio tra il rio dei Barcaroli e il rio dei Fuseri, a due passi dalla Fenice, recentemente ristrutturato anche per ricavare in una parte dell’edificio una serie di appartamenti di lusso a cura della Sotheby’s.

E qui il prossimo 7 maggio, in occasione della vernice della Biennale Arti Visive, che come sempre richiamerà artisti, mercanti e collezionisti da tutto il mondo, presenterà ufficialmente l’Ama Collection, il cui allestimento nelle sale del palazzo procede a tappe forzate in questi giorni.

Grandi opere alle pareti di Cy Twombly o di Christopher Wool - uno dei più quotati pittori astratti americani, con i suoi grandi dipinti di lettere nere o colorate - si alterneranno anche a sculture e oggetti negli ampi spazi del palazzo. Ma Asscher, assistito anche in questi suoi primi passi sulla scena veneziana da un noto organizzatore e curatore di mostre d’arte come Paolo De Grandis di Arte Communication, potrebbe non accontentarsi del solo Palazzo Molin. Starebbe infatti cercando un altro palazzo veneziano per esporre un’altra parte della sua collezione. Anche se non sarà facile, ad esempio, trovare spazio per un “telero “ di Gerhard Richter di quasi quattro metri, che vuole portare in esposizione in laguna.

L’arrivo di Asscher conferma una volta di più come Venezia, grazie anche al traino della Biennale, oltre alla presenza di importanti istituzioni artistiche italiane e straniere, stia diventando sempre di più un “affaccio” privilegiato per chi voglia mostrare le proprie collezioni d’arte contemporanea o comunque organizzare attività espositive anche in chiave permanente, facendo così contemporaneamente anche un’azione di promozione della propria immagine. È, questo, l’uso “alternativo” dei palazzi veneziani rispetto a quello alberghiero. Palazzi ormai arrivati alla saturazione e che incontra oggi sempre maggiori difficoltà anche nelle trasformazioni interne. —


 

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