Dopo Parigi, controlli in tutto il Veneto. Legami tra un centro islamico e la Francia

Dopo gli attentati terroristici di venerdì sera nella capitale francese, forza dell'ordine al lavoro in tutto il Nordest

VENEZIA. La parola d’ordine è quella di tenere gli occhi bene aperti e di non trascurare nessun dettaglio. Un centro culturale islamico, fino a pochi giorni fa sconosciuto in provincia di Treviso, è ora sotto lo stretto controllo degli investigatori. Al vaglio i legami con l’estero, in particolare proprio con gli ambienti islamici in Francia. Nessun allarme, sia chiaro, ma d’ora in poi non si può trascurare nessun dettaglio.
Dal comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, riunitosi in prefettura sabato sera, è emersa la necessità di tenere sotto stretto controllo circoli e associazioni. Il comitato ha raccomandato il massimo coordinamento e lo scambio di informazioni. L’obiettivo è anche quello di incrementare il patrimonio informativo e l'attività di indagine e controllo sul territorio tra le forze dell’ordine. Il rafforzamento dei servizi di intelligence e di vigilanza sui punti sensibili come l’aeroporto, gli scali ferroviari ed i caselli autostradali porteranno più poliziotti e più pattuglie sulle strade.
Gli attacchi dei terroristi islamici di venerdì sera a Parigi hanno fatto accrescere le misure di sicurezza anche in Italia, citata in un comunicato dell’Isis, come un obiettivo dei prossimi attacchi. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha convocato i prefetti a Roma, sabato mattina, per definire vi dettagli dell’innalzamento della soglia di allerta che ha portato all’intensificazione dei controlli in tutte le province italiane. È chiaro che la minaccia di attacchi all’Italia non fa dormire sonni tranquilli anche perché ci si trova di fronte a terroristi disposti a colpire chiunque ed ovunque. Proprio per questo motivo la parola d’ordine è quella di non trascurare alcun dettaglio ed essere rapidi nello scambi di informazioni investigative.
Non è da trascurare il fatto che in tempi non sospetti il Viminale aveva indicato il Nordest come un’area ad alto rischio di proseliti per la jihad. Gli investigatori dell’antiterrorismo hanno infatti trovato a Castelfranco tracce del passaggio di Bilal Bosnic, l’imam che ha chiamato e arruolato giovani islamici alla jihad promossa dall’Isis. Secondo un rapporto dei Ros, che hanno analizzato nei dettagli gli spostamenti dell’imam del terrore, Bosnic avrebbe cercato proseliti nella città castellana, con l’intento di portare linfa alla guerra santa. A cercare di dar vita, quindi, a nuove cellule di guerriglieri islamici pronti a combattere in nome di Allah. L’imam, conosciuto anche con il nome di Cheb Bilal nella comunità wahabita slava di cui è leader, ha “formato” alla cultura della jihad anche Ismar Mesinovic, il cittadino bosniaco padre del piccolo Ismail, sotratto alla madre sudamericana che vive a Ponte nelle Alpi: l’uomo, morto nel marzo 2014 in battaglia, frequentava centri culturali nella Marca. Del figlio, invece, non si hanno più notizie.

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