Dopo i tentativi di salvarla Expo Venice è fallita

Il Tribunale ha accolto l’istanza presentata dalla società di Marchi e De Vido L’amministratore unico Mattiazzo: «Aquae non ha riscosso il successo sperato»
Di Giorgio Cecchetti

MARGHERA. Il Tribunale di Venezia ha dichiarato fallita la società «Expo Venice spa» di cui era amministratore unico Giuseppe Mattiazzo. Curatore è stato nominato il commercialista mestrino Massimo Lanfranchi e la riunione dei creditori per stabilire lo stato passivo è stata fissata per il prossimo 20 dicembre. A chiedere e ottenere il fallimento è stata la «Finanziaria Internazionale Investments - Società di gestione risparmio spa», il fondo che fa riferimento a Enrico Marchi e Andrea De Vido, i due soci di Save, che in questo momento sta attraversando un momento di grave turbolenza a causa del disaccordo proprio tra i due fondatori. La Sgr è proprietaria dell’immobile che era stato voluto da «Condotte Immobiliare spa», la quale aveva avuto bisogno del soccorso finanziario della società di Marchi-Devido nei primi anni della crisi internazionale.

Il colpo definitivo a «Expo Venice» è arrivato dal flop di «Aquae», l’esposizione che doveva essere legata a quella internazionale di Milano, ma che ha attirato solo un minima parte dei visitatori arrivati nel capoluogo lombardo. Lo si legge nella stessa relazione firmata da Mattiazzo che, alla fine, non ha potuto opporsi alla richiesta di fallimento, presentando lui stesso una richiesta in proprio. Nel documento si ricostruisce la storia della società, nata più di dieci anni fa, nel 2003. Dopo il mancato successo dell’esposizione dello scorso anno, era stata avanzata la disponibilità di un aumento di capitale di due milioni di euro, in modo da evitare la crisi, da «Air Riminum», la sociatà che gestisce il piccolo scalo di Rimini, ma all’ultimo momento la società romagnola ha compiuto un passo indietro. Quindi, si era fatta avanti la «Compagnia di Venezia e Mirano» per quattro milione e 700 mila euro, ma anche questo secondo tentativo di salvataggio non è andato in porto. Nel febbraio scorso, il colpo definitivo, lo sfratto dall’immobile di Marghera proprio nel momento in cui un’altra società, «Venezia 4.0», aveva avanzato una proposta d’acquisto, anche questa poi sfumata. Nel frattempo, uno dei rami d’azienda, quello che si occupa di viaggi, è stata presa in carico da una ditta di Bologna, ma le entrate nelle casse della spa di Marghera non sarebbero state sufficienti a tamponare il passivo, ormai diventato considerevole. Anche perché l’attività principale, quella espositiva, almeno fino ad ora, non ha trovato alcun interessamento, anche se l’amministratore unico scrive di aver cercato in più occasioni di piazzare la società.

Delegato al fallimento è la giudice Gabriella Zanon, alla quale dovrà fare costante riferimento il curatore.

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