Doping al Giro d'Italia del 2001, nessun risarcimento allo Stato
VENEZIA. L’avvocatura dello Stato e il ministero dell’Economia e delle Finanze hanno rinunciato all’Appello in sede civile che era stato già intentato per presentare il conto ai 19 imputati, già assolti in primo grado, per fargli pagare due milioni di euro di perdita sulle scommesse sportive, in merito alle presunte contestazioni di frode sportiva, ricettazione e uso di sostanze dopanti durante il Giro d’Italia del 2001. Un appello che non era stato proposto dalla procura, ma solo dai due enti. In seguito alla rinuncia il giudice d’Appello ha deciso di condannare proprio il ministero a pagare le spese processuali allo Stato. Quindi in sostanza lo Stato pagherà lo Stato: in sostanza l’accusa era, visto che gli scommettitori avevano perso fiducia nello sport a causa dell’inchiesta avevano scommesso molto di meno.
Va sottolineato che l’inchiesta penale si era chiusa nel 2005 con il proscioglimento di tutti gli imputati davanti all’allora tribunale di Este. Decisiva fu la non ammissione di 400 ore di intercettazione audio e video (24 videocassette) che riprendevano i clienti-ciclisti che arrivano nello studio medico del medico Enrico Lazzaro di Montegrotto per comperare sostanze dopanti e altri momenti di diverse gare. Vennero assolti tra gli altri Davide Rebellin, Gianni Faresin, Dario Acquaroli, Ramon Bianchi, Mauro Busato, Matteo Cacco, Davide Casarotto, Andrea Ferrigato, Marco Fincato, Martin Hvastija, Petr Klasa, Fabio Marchesin, Mirco Marini, Uros Murn, Gorazd Stangelj, Marco Villa e Matteo Zendron, Filippo Baldo, Selina Martinello, Andriy Korolyov e Nadia Dandolo. Dopo 15 anni arriva ora la parola fine.
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