Donna uccisa dal muletto, giovedì l’addio

Chioggia. Nulla osta per la sepoltura. Commiato in obitorio. Nessuna responsabilità ma è polemica sulla presenza del mezzo
CHIOGGIA. Oramai non ci sono più dubbi, si è trattato di una disgrazia punto e basta. La conferma arriva dai carabinieri, incaricati dei rilievi sull’incidente che venerdì mattina è costato la vita a Emanuela Porzionato, travolta e uccisa da un carrello elevatore della ditta Blupesca, ai piedi del ponte del Musichiere nell’isola dei Saloni.


Il mezzo, infatti, era autorizzato dalla motorizzazione civile, pur privo di targa, a circolare in determinate zone anche fuori dal perimetro aziendale ed è pertanto coperto da assicurazione. Nel frattempo ieri a mezzogiorno è arrivato il nulla osta dalla Procura di Venezia per la sepoltura della salma che verrà poi cremata. Non ci sarà, per volontà della famiglia (che hanno deciso anche di non stampare epigrafi), rito religioso ma un saluto di commiato da parte di familiari e amici giovedì alle 15 nell’obitorio di Chioggia, dove tutt’ora si trova il corpo della donna, sul quale non è stata effettuata alcuna autopsia. La donna lascia il marito, due figli e il fratello che lavoro alla Camera di Commercio.


Anche se non è chiaro ancora perfettamente chi abbia commesso l’imprudenza è però quasi certa la dinamica. Emanuela Porzionato si stava recando, come ogni mattina, alla fermata dell’autobus per raggiungere la filiale di Mestre della BNL dove lavorava, quando, poco dopo le 7 è stata travolta da un “muletto” che stava manovrando probabilmente in retromarcia. Il mezzo, che per bilanciare le operazioni di carico e scarico è molto rinforzato nella parte posteriore, è salita sopra la donna che è rimasta schiacciata. A nulla è valso l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco e dei sanitari del Suem, perché Emanuela Porzionata è spirata poco dopo all’ospedale.


Dopo la disgrazia si scatenano però anche le polemiche per la convivenza non particolarmente semplice tra le attività ittiche della zona, che spesso operano per mezzo di carrelli elevatori ed il traffico privati dei molti residenti che abitano ai Saloni. «Lo scopriamo oggi», dice Marco Dolfin della Lega, « che esistono i “muletti” che ai Saloni lavorano in mezzo alla strada? Non voglio speculare sulla disgrazia e né dare la colpa a chi lavora in simili condizioni, ma è certo che questa giungla non può più proseguire. Durante la giunta Romano Tiozzo mi ricordo che erano previsti dei progetti che, assieme alla nuova marittima, avrebbero riordinato la viabilità, delimitando una zona per le attività produttive diversa dalla strada. Poi se ne fece più nulla ed il caos continua». Batte sullo stesso tasto anche Luigi Nicchetto, un vicino e conoscente della vittima che chiama in causa l’amministrazione comunale. «Spesso», dice, «questi muletti sono in strada e la attraversano in diagonale per fare prima. Questioni di attimi che segnano però la nostra esistenza. Non è possibile camminare sopra il marciapiede per andare al lavoro ed essere investiti da un muletto. Non do la colpa all’operaio, che sarà segnato da questa tragedia, ma che ci faceva un muletto sul marciapiede? Come feci già in passato chiamo in causa il Comune perché non è tollerabile che ai Saloni coesistano residenze private con attività così pericolose».


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