Donna resta zoppa dopo l’intervento l’Usl deve risarcirla con 110 mila euro
SAN DONà. È rimasta claudicante dopo un’operazione agli arti 8 anni fa in ospedale. Ora il primo risarcimento di 110 mila euro per le conseguenze riportate. Una donna di San Donà è giunta all’epilogo della vicenda giudiziaria che l’ha visto contrapporsi all’Usl, allora numero 10, del Veneto orientale. La donna, assistita dall’avvocato Luca Pavanetto, era stata operata nel 2010 quando aveva 27 anni. Era caduta accidentalmente, riportando la frattura della rotula sinistra. Subito ricoverata all’ospedale di San Donà di Piave, era stata sottoposta a un intervento chirurgico di riduzione e sintesi della frattura con successiva applicazione di una ginocchiera gessata.
Al risveglio, dopo l’intervento, la donna ha iniziato ad avvertire dei fortissimi dolori che partivano dal piede per irradiarsi anche alla testa. I sanitari non avevano dato particolare rilevanza a questi sintomi e avevano consigliato alla donna di riprendere presto a camminare regolarmente. Ma lei ha evidenziato immediatamente una zoppia accentuata, tanto che, dopo essersi rivolta a uno specialista, ha scoperto che a seguito dell’intervento risultava affetta da “denervazione totale a carico del muscolo quadricipite femorale e denervazione parziale a carico dei muscoli gemelli, con un possibile blocco di conduzione motoria del nervo SPI al poplite”. Questa era stata la diagnosi. Accertato che i dolori lancinanti che l’assillavano avevano causato davvero una disabilità deambulatoria, la donna ha deciso di rivolgersi al Tribunale di Venezia per il risarcimento.
Nel corso del lungo giudizio, il consulente del Tribunale ha poi confermata la denervazione totale e parziale chiarendo che la causa traumatizzante per il nervo femorale era dovuta all’applicazione del laccio emostatico alla radice della coscia, con modalità tali da provocare una lesione. Il consulente ha accertato infine un danno biologico permanente pari al 20% e una inabilità temporanea di 365 giorni al 30%. Nei giorni scorsi è arrivata la sentenza che ha riconosciuto un risarcimento complessivo alla donna superiore ai 110.000 euro. «È con soddisfazione che siamo arrivati a questo risultato», commenta il legale, «e per il primo riconoscimento di tutte le sofferenze patite dalla cliente in questi anni. Ci riserviamo ogni ulteriore azione per eventuali aggravamenti e per la perdita delle chance lavorative nel frattempo subìte». —
Giovanni Cagnassi
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia