«Donate farmaci per l’Ucraina»

Le testimonianze di chi è appena tornato, la paura delle madri

PORTOGRUARO. Domani alle 11 in Piazza della Repubblica, donne e uomini della comunità ucraìna si stringeranno intorno alla propria bandiera giallazzurra per testimoniare la loro preoccupazione per quanto sta accadendo a Kiev.

Dopo le terribili notizie sugli scontri di piazza Maydan, con centinaia tra morti e feriti, è più che comprensibile lo stato d'animo degli oltre 400 cittadini ucraini per la gran parte donne, che lavorano in città.

Molti di loro hanno parenti e famigliari impegnati nella rivolta e c'è anche più di qualche mamma con i figli in Piazza Maydan che si stanno battendo per lasciare la Russia di Vladimir Putin e preparare un futuro europeo per loro e per le prossime generazioni. «Ci troviamo per raccogliere fondi e medicinali» spiega Andriy Galyarnyk, vice presidente dell'Associazione Ucraìna Roksolana, «perchè i feriti devono curarsi a casa. Se dovessero recarsi in un ospedale pubblico, verrebbero subito arrestati dalle forze governative. Ci sono numerosi dottori volontari tra gli insorti, ma servono molti medicinali di pronto soccorso».

«Da settanta anni la nostra nazione è con la Russia senza avere mai uno sviluppo» lamentano molte donne ucraìne «noi siamo costrette a emigrare come badanti, e con una nazione attraversata da oltre 40mila chilometri di tubi per il gas, la nostra economia non è mai decollata, perchè tutto ciò che dovrebbe essere un diritto diventa invece una concessione russa».

«Non possiamo più fidarci di Yanukovic perchè quello che lui è disposto ad offrire oggi lo avevamo chiesto a novembre» ammonisce Oksana Paniv, tornata dall'Ucraìna in questi ultimi giorni «perciò se accettiamo la proposta delle elezioni peraltro a data da destinarsi, centinaia di persone sarebbero morte invano e noi ingannati. Ora deve solo andarsene e lasciare che siano i cittadini a decidere con libere elezioni del proprio futuro senza nessun intervento esterno, America e Russia comprese».

Le notizie parlano di violente incursioni nelle case di campagna i cui abitanti, secondo la polizia governativa, darebbero aiuto ai filoeuropeisti bloccando le strade con i carri agricoli o causando intoppi per ostacolare la circolazione. E mentre l'esercito seppur presente non ha mai fatto fuoco, in città i cecchini sparano alla testa, al cuore e al collo, quindi solo per uccidere con proiettili calibro 12 che peraltro non sono in dotazione delle forze armate ucraìne.

Gli ucraini sollecitano dunque i portogruaresi a dimostrare ancora una volta la loro vicinanza, in particolare donando medicinali.

Gian Piero del Gallo

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia