Don Torta: «Un mostro che annienterà tutti»
Don Enrico Torta “silura” la “Nave de vero” («Un mostro») e affonda l’intera flotta dei centri commerciali: «Uccidono non solo i piccoli negozi ma le persone», tuona il parroco di Dese, «nessuno ha il diritto di togliere la vita ad altri». A don Torta è toccata la parte del mediatore nell’incontro di mercoledì sera, proprio a Dese, con i lavoratori dei centri commerciali di mezza provincia e non solo, in rivolta contro le aperture domenicali: dal Carrefour di Marcon, al Prisma di Santa Maria di Sala, ma il confronto è stato tutto tra i rappresentanti del movimento Domenica No Grazie Italia e alcune sigle sindacali.
Momenti di acceso confronto tra le diverse anime della protesta, dopo che DNG Italia ha proposto di tagliare le tessere del sindacato. «Iniziativa provocatoria, certo», afferma la portavoce Tiziana D’Andrea, «ma volutamente stiamo alzando il tiro di fronte all’inconcludenza delle vertenze. Non ce l’abbiamo con i sindacalisti presenti mercoledì sera, ma con le loro associazioni di riferimento, che ci dicono che i lavoratori possono, da contratto, pur sempre rifiutarsi di lavorare nei festivi. Tutto vero, ma non tengono conto dei rapporti tra colleghi, chiamati a lavorare al posto di chi si rifiuta, delle ritorsioni più o meno velate dei datori di lavoro, delle pressioni. Noi non ci riconosciamo in chi scarica le responsabilità di quanto sta accadendo sui dipendenti. E se protestiamo non lo facciamo per prendere il posto dei sindacati».
Il 24 aprile il comitato DNG Italia incontrerà a Treviso il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, che presenterà un’istanza alla Corte europea dei diritti dell’uomo per tutelare il diritto al riposo dei lavoratori. «Non intendiamo assumere colore politico», afferma D’Andrea, «ma se in Italia non troviamo ascolto, proveremo in Europa. Ai sindacati diciamo che se vogliono invitarci a un tavolo di confronto, noi ci saremo».
Arriva intanto la presa di posizione di Adl Cobas e dei lavoratori Carrefour di Marcon e Gran Casa di Villorba: «Si utilizza la crisi come ricatto per obbligare i lavoratori a chinare la testa “per non perdere il posto di lavoro”. Tutto questo grazie anche al Contratto nazionale del commercio e da accordi a livello territoriale e aziendale, sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil, che hanno dato mano libera alle aziende nei confronti dei lavoratori». Clima teso dunque e tocca a don Torta tirare le fila del discorso: «Abbiamo a che fare con multinazionali senz’anima, centri commerciali che negano la vita a chi ci lavora: non gli interessa se ci muori dentro. Invece dobbiamo ribadire il diritto alla vita: nessuno ha il diritto di toglierla ad altri, la vita non è solo lavoro e “schei”, ci sono valori più grandi. Questa protesta deve andare avanti, trovando la strada per portare la politica a prendere una decisione e dando voce al sentire ormai comune della gente».
Filippo De Gaspari
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia