Don Flavio, spunta una donna misteriosa
PREGANZIOL. Un profondo rosso nel bilancio parrocchiale potrebbe essere tra le cause che hanno spinto don Flavio Gobbo, originario di Preganziol e parroco di Spinea (Venezia), a prendersi una pausa di riflessione. Sulla vicenda è stato aperto anche un fascicolo da parte dei carabinieri, che è solo conoscitivo, in assenza di denunce o altro. Anche se la diocesi di Treviso assicura che il prete, prima di prendersi una pausa concordata, «ha presentato la rendicontazione economica all’ufficio amministrativo diocesano, giustificando con i superiori le spese sostenute».
L’indiscrezione sul disavanzo parrocchiale emerge, però, da ambienti vicini alla chiesa di Spinea, che avrebbe avuto nell’ultimo periodo un buco che va dai 120 ai 150 mila euro. Soldi che don Flavio non si è intascato, ma che avrebbe elargito ai bisognosi in maniera forse anche troppo benevola. Soprattutto a una donna, che il sacerdote aiutava anche a Passarella, dov’era parroco fino al 2014 e che in cambio lo aiutava come cuoca in canonica. Qualcuno in paese l’ha già definito un “eccesso di carità” e forse don Flavio si è lasciato anche troppo coinvolgere dai bisogni della sua collaboratrice e di altri cittadini indigenti. Potrebbe insomma aver subìto la sua situazione di stress anche per la non facile condizione finanziaria o per essersi reso conto di aver amministrato in modo poco oculato le offerte dei parrocchiani. Sensi di colpa, preoccupazioni per un “buco” che andava aumentando, qualche critica di troppo da parte dei suoi collaboratori e il parroco non avrebbe retto, chiedendo l’anno sabbatico. Qualcuno dice che questo gli sia stato consigliato, se non imposto, dalla Diocesi di Treviso, dopo che i problemi di bilancio sono arrivati fino ai piani alti della Curia. A Spinea è un fuoco di fila nei confronti dell’ex (difficile, a questo punto, visto il clima, un suo ritorno) parroco. Si è arrivati a parlare di fuga con i soldi della parrocchia, di spese “allegre” e perfino di regali, tutte voci che non trovano però conferma ufficiale. Ma forse don Flavio è stato vittima del suo stesso carattere, introverso e votato ad aiutare tutti e in particolare chi, come la sua aiutante, non si sarebbe risparmiata dal chiedergli aiuto anche oltre le necessità. All’interno del consiglio pastorale per gli affari economici (Cpae), organismo che amministra le risorse parrocchiali, qualcuno rivela che le somme siano state gestite da don Flavio alla luce del sole sì, ma in maniera diversa da come gli era stato indicato dal collegio stesso di laici, nominati allo scopo. Insomma, il parroco non si è intascato nulla, soprattutto non è fuggito, ma non ha nemmeno condiviso con il Cpae e la Curia le decisioni su come impiegare i soldi. Don Flavio dunque ha prestato i denari della parrocchia a persone meno abbienti, ha fatto carità, quella vera, ma i suoi “contabili” gli avevano più volte chiesto di patrimonializzare il tesoretto così pazientemente messo da parte dal predecessore, don Antonio Genovese, eventualmente utilizzando per i bisognosi i frutti di quel patrimonio.
«Ha agito in buona fede», è il commento di alcuni collaboratori del parroco, «e un disagio lo sta certamente vivendo, ma è lui per primo vittima di questa situazione. Il resto sono chiacchiere».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia