Don De Pieri portato a braccia in cimitero

Una lunga veglia ininterrotta che inizierà oggi, alle 16, nella chiesa del Corpus Domini di via Gagliardi e durerà fino al mattino seguente, precederà i funerali di don Franco de Pieri, che si terranno alle 10 di domani nel Duomo di Mestre.
Il feretro del sacerdote sarà posto ai piedi dell’altare della chiesa di San Lorenzo che lo accolse la prima volta, appena ordinato prete, nel lontano 1963, la parrocchia e la comunità dove incontrò monsignor Valentino Vecchi, il suo maestro spirituale. Chi vorrà potrà pregare per il sacerdote e passare la notte in raccoglimento al Corpus Domini, per poi portarsi al mattino al Duomo.
I funerali saranno celebrati dal Patriarca, Francesco Moraglia, in piazza Ferretto verrà posizionato un maxi schermo per chi non riuscirà a entrare e grazie all’impegno dei “ragazzi” di don Franco, le esequie saranno trasmesse in diretta sul sito www.monsignorvecchi.it. Terminata la cerimonia, la bara sarà portata a braccia fino al cimitero di Mestre. Ci saranno decine di amici del sacerdote, fondatore del Centro Don Milani, che si turneranno per percorrere il chilometro e mezzo a piedi che separa il Duomo dal “campo santo”. Don Franco riposerà vicino a monsignor Vecchi, come voleva lui stesso. Un desiderio che il sacerdote ha lasciato scritto nel testamento.
In vista dei funerali c’è chi ha organizzato dei pullman e ci saranno molti colleghi dei Ceis italiani. «Don Franco», racconta Angelo Benvegnù, il suo braccio operativo al Don Milani, «è stato uno dei pochi fondatori di realtà di peso che hanno fatto un passaggio generazionale nel tempo, lui voleva essere libero e lasciar liberi gli altri. Da anni non era operativo in senso stretto, ma era il garante etico del Centro e della sua missione. Veniva tutti i giorni, girava, andava a vedere come venivano seguiti gli ospiti. Il suo pallino era mantenere l’approccio di accoglienza. Con lo sviluppo delle attività e della rete si è passati dal volontariato spinto alla professionalità, ma senza perdere il cuore, che è il nostro slogan e la grossa sfida del terzo settore e noi continueremo in questa direzione tracciata con lui».
Benvegnù è stato, assieme ai fratelli, una delle persone più vicine a don Franco: «In questi anni ha fatto un cammino nel deserto, la sua scelta è stata quella di lasciare tutto, abbandonare ogni bene terreno: la casa dove viveva l’ha donata al Centro, quello che aveva, l’ha regalato, un percorso in cui noi lo abbiamo aiutato, sostenendo l’orfanotrofio brasiliano per cui aveva dei progetti. Voleva arrivare all’appuntamento con Dio il più leggero possibile e si stava preparando». Aggiunge: «Ha vissuto come voleva, da prete di strada, pienamente, senza risparmiarsi, donandosi agli altri e ha avuto la morte che desiderava, un attimo. La sua forza, mi ha sempre dato speranza».
E adesso su Facebook, c’è una bellissima vignetta in cui don Franco e monsignor Vecchi sono ritratti assieme, l’uno a fianco all’altra, di fronte a loro i tanti giovani che hanno battezzato e sposato, molti dei quali oggi saranno a vegliare la sua salma.
«Don Franco si faceva amare», racconta Aprilia Semenzato, grande amica e vicepresidente della San Vincenzo, «la sua umanità è difficile da trovare in qualcuno, quasi impossibile da incontrare in una persona: era circondato da affetto e anche da interesse, perché era un uomo che faceva scoprire cose nuove, ci permetteva di incontrare la novità intorno a noi. Averlo conosciuto, essergli stata amica, per me è stato un dono».
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