Don Ciotti agli studenti «Mafie sempre più forti»

«L’inclusività è un segno di democrazia e responsabilità, la diversità è il sale della vita, senza diversità non c’è società». Un’iniezione di energia positiva la lectio magistralis tenuta da don Luigi Ciotti agli studenti che a centinaia hanno affollato ieri la palestra dello Iusve, l'Istituto universitario salesiano di Venezia, per l'inaugurazione dell'anno accademico. «Ascolto dell’altro, relazione, impegno e corresponsabilità» sono alcune delle parole chiave dell’incontro dal titolo “Educazione e partecipazione: nuove sfide per una società inclusiva nell'era della globalizzazione”, sviscerato dal fondatore del Gruppo Abele in un'ora di appassionata relazione in cui ha pescato anche dal proprio vissuto personale: dai ricordi della sua infanzia povera a Torino agli incontri con Papa Francesco.
«Andate nelle periferie», ha esordito, «è la strada a insegnarci il cammino. La strada significa ascolto, insegna ad avere una mentalità aperta, la coscienza dei limiti, l'elasticità, a non avere paura delle proprie contraddizioni o ambiguità». Le periferie non sono solo quelle urbane. Don Ciotti parla anche di anoressia esistenziale. Si rivolge ai giovani: «Ragazzi, non basatevi solo sulle tecniche, lo strumento più importante resta sempre la relazione. Persone che vanno chiamate con il loro nome. Non bisogna solo cogliere gli altri, ma scoprire che abitano dentro di noi, che la nostra identità trova senso nell'incontro. Di fronte a chi soffre, non si può restare a guardare. Il primo segno è il fare. L'inclusione comincia dalla relazione. Speranza vuol dire anche trasformare la denuncia dell'ingiustizia in impegno. Per costruire giustizia, per includere, per dare libertà e dignità alle persone. La strada dell'impegno deve essere scandita dalla corresponsabilità, è il noi che vince».
Un invito ai giovani a studiare, imparare, conoscere: «La cultura dà la sveglia alle coscienze. Oggi viviamo sproporzione tra la solidarietà e la giustizia, i poveri chiedono lavoro, riscatto dal bisogno e la dignità viene prima del diritto».
E poi un tema caro a don Ciotti. «Dopo vent'anni le mafie ci stanno rubando presente, passato e futuro. Sono tornate più forti di prima, in un periodo di crisi hanno più soldi e investono». A margine dell’incontro un passaggio sullo scandalo Mose. «Mi stupisco di chi si stupisce, il sistema di corruzione tenta tutte le strade per penetrare nelle grandi opere da sempre. È una vicenda che ci impoverisce tutti. In Italia corruzione e mafie sono due facce della stessa medaglia, la criminalità economica è la mafia più difficile».
Don Ciotti commenta quanto accaduto a don Luca Biancafior, il sacerdote di Marghera che ha denunciato chi l’ha ricattato: «Oggi bisogna essere capaci di interferire, bisogna essere più coraggiosi. Bravo, bravo don Luca, a lui bisogna dimostrare la nostra vicinanza ed esprimere non la solidarietà ma la corresponsabilità di tutti noi, perché il cambiamento ha bisogno di ciascuno».
Marta Artico
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