Dolore e rabbia per Marco «Aiutiamo famiglia e squadra»

Il dolore si confonde con la rabbia, la solidarietà con la paura: a 48 ore dalla tragica scomparsa di Angelo Marco Giordano, il professore di educazione fisica 32enne stroncato da un malore nel corso...

Il dolore si confonde con la rabbia, la solidarietà con la paura: a 48 ore dalla tragica scomparsa di Angelo Marco Giordano, il professore di educazione fisica 32enne stroncato da un malore nel corso di una partita di calcetto, familiari ed amici non possono fare altro che continuare ad interrogarsi sulle ragioni della tragedia. Che fino a pochi giorni fa sembrava impensabile, specialmente per lui, quel “Giordi” che aveva dedicato la vita allo sport, che sfoggiava una forma fisica invidiabile e che in quindici anni non aveva mai mancato un controllo medico.

«Speravamo di riuscire a celebrare il funerale di Marco già stamattina», spiega il fratello minore Federico, «ma alle tempistiche già dilatate per permettere l’autopsia si sono andati ad aggiungere altri mille intoppi. Vogliamo anche riportare la salma in Calabria, nella nostra città natia, e quindi contiamo di dargli l’ultimo saluto domani mattina, siamo già d’accordo con il parroco della chiesa di Santa Barbara Vergine e Martire, in via Salvore. Sapendo che alla cerimonia vorranno essere presenti tantissimi suoi studenti, stiamo anche valutando l’ipotesi di una funzione pomeridiana, ma comunque la priorità sarà data alla famiglia. Mio fratello era una persona speciale, ben voluta da tutti, e siamo sicuri che ci sarà comunque una partecipazione massiccia».

«Venerdì sera noi membri della squadra ci siamo trovati per decidere il da farsi», aggiunge Gabriele Parrino, capitano della M.U.C., formazione di calcio a cinque in cui militava il 32enne. «Inizialmente avevamo pensato di ritirarci dal campionato, ma parlandone assieme abbiamo riflettuto, e in tanti sono convinti che Marco sarebbe stato il primo ad arrabbiarsi per una simile decisione. Certo, in una palestra senza defibrillatore noi non giocheremo più, non vogliamo assistere a un’altra tragedia di questo tipo e passare di nuovo le notti ad interrogarci su cosa poteva cambiare con un apparecchio salvavita a bordo campo».

Proprio per questo, gli amici di Giordano stanno adesso valutando l’ipotesi di evitare le tradizionali corone di fiori e omaggiare invece la memoria dell'amico acquistando un Dae (defibrillatore automatico esterno).

Ancora sconvolto e spaventato Giuliano Scattolin, presidente della società Asd Real Fenice: «La squadra, la palestra, per noi sono come una seconda famiglia e quello che è successo ci ha lasciati tutti attoniti: l’attimo prima Marco era seduto in panchina, quello seguente era a terra; vedere una scena simile è stato un trauma, e so di ragazzi che ancora non riescono a dormire, io stesso riesco a farmi forza solo per aiutare gli altri».

Al lutto, però, si alterna l’indignazione: «Troppe strutture risultano ancora sprovviste degli strumenti di emergenza, e pensare che un defibrillatore costa appena un migliaio di euro: davvero una vita non vale altrettanto?». «Il problema», continua Scattolin, «è che tante palestre sono gestite da più soggetti, affidate a società per periodi limitati o, addirittura, solo per qualche ora alla settimana; chi si deve prendere la responsabilità in questi casi?».

Il cordoglio corre anche sui social network, dove da due giorni si rincorrono i messaggi di solidarietà e di addio: «Abbiamo versato tutte le lacrime», scriveva un’amica su Facebook, e qualcuno ha già pubblicato una foto con una maglietta speciale, davanti alla porta da calcio: “Marco vive” si legge in caratteri neri tra le maniche.

Giacomo Costa

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