Dolo, è morto il commercialista Zara: testimoniò le atrocità della Shoah

A otto anni venne rinchiuso dai fascisti nelle prigioni con due fratelli. In paese ci fu una sollevazione per liberarli. Lascia la moglie e due figli

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Alessandro Abbadir
Leone Zara aveva 88 anni
Leone Zara aveva 88 anni

Se ne va un lucido testimone delle persecuzioni razziali durante il periodo del nazifascismo. Leone Zara, ragioniere commercialista di Dolo, si è spento a 88 anni.

Nel febbraio 1944

Nel febbraio 1944 fu la comunità dolese a salvare lui e i suoi fratellini dalla morte: donne e uomini del paese minacciarono di prendere l’assalto la prigione del paese, indignati dal fatto che i fascisti avevano messo in carcere tre bambini con la sola colpa di essere ebrei e figli di un antifascista. Uno dei tre era proprio Leone.

Zara, che nel corso degli anni ha lavorato anche per il Comune di Dolo, risiedeva con la moglie Giovannina in via Marzabotto.

Il ricordo del figlio

«Con la famiglia di mio nonno» racconta il figlio Davide Zara, medico del lavoro «mio papà si era trasferito da Venezia a Dolo negli anni Venti. Con i suoi fratellini subì le persecuzioni fasciste. Uno dei rischi più grandi lo corse quando prelevarono lui di 8 anni e altri due fratelli di 4 e 12 anni e li portarono prima alla casa del fascio e poi nelle camere di sicurezza della caserma degli ex carabinieri reali di Dolo. Un posto destinato a pericolosi criminali e non certo a dei bambini. Il rischio concreto è che fossero consegnati ai tedeschi».

I bambini erano stati presi in ostaggio per far sì che il padre Bruno, antifascista, si consegnasse ai fascisti.

Un gruppo di dolesi, però , nel febbraio del 1944, si accalcò davanti alla caserma di fatto circondandola e costringendo i fascisti a riconsegnare i bimbi alla mamma.

«Così mio papà e gli zii si salvarono» racconta Davide Zara «rifugiandosi nel veronese».

Finita la guerra Leone tornò a Dolo e fece per anni il ragioniere commercialista. Una professione per il quale è sempre stato ricercato per professionalità e competenza .

Testimone dei rastrellamenti

«Leone Zara» ricorda il sindaco Gianluigi Naletto «ci ha lasciato nel suo stile sobrio, riservato, di chi ha vissuto una vita ricordando le atrocità della Shoah e, da ebreo, le fughe a nascondersi dai rastrellamenti fascisti e nazisti. Affermato ragioniere commercialista e revisore dei conti anche del nostro Comune, concittadino sempre pronto a dare consigli e disponibile a condividere la sua conoscenza ed esperienza per il bene comune. Nelle giornate dedicate alla Memoria, non si sottraeva a spiegare agli studenti la sua vita da giovanissimo ebreo dolese, al tempo del genocidio nazifascista e, da adulto, denunciando e condannando l'antisemitismo».

«Ricorderemo» conclude Naletto «il concittadino Leone, affettuosamente chiamato “Meme”, fiero della sua identità culturale e affettiva, orgoglioso di esercitare il suo libero pensiero».

Lascia la moglie Giovannina, i figli Davide e Barbara e un nipote. L’ultimo saluto la mattina del 18 marzo al cimitero israelitico del Lido a Venezia. —

 

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