Dolo, la figlioletta morì nello schianto: condannato per omicidio colposo
DOLO. È stato condannato a un anno di reclusione per omicidio colposo e lesioni colpose con la sospensione condizionale l’architetto Federico Tasso, 41enne di Piove di Sacco ma residente a Dolo nel Veneziano, finito sul banco degli imputati per la morte della figlioletta di tre anni Lucia a bordo dell’auto da lui guidata e il ferimento di un altro automobilista. Inflitti anche un’ammenda di 100 euro per violazione dell’articolo 141 del Codice della strada che impone di regolare adeguatamente la velocità in modo da non costituire pericolo e la sanzione accessoria della sospensione della patente per un anno; in più il professionista dovrà pagare una provvisionale immediatamente esecutiva (un anticipo sul risarcimento) di 12 mila euro a favore di Giuseppe Siegato (il ferito) e di 5 mila a favore di altre parte civili costituite (padre, madre e sorella di Siegato), mentre il resto sarà liquidato in una separata causa civile. A difendere l’imputato l’avvocato Cinzia Ulmini; Siegato si è costituito parte civile con i legali Augusto Palese e Paolo Vianello.
La sentenza è stata pronunciata ieri dal gup padovano Domenica Gambardella al termine di un giudizio abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena. Il tragico incidente avviene il 19 ottobre 2014 a Codevigo sulla statale 309 nota come la Romea. La Nissan Qashqai guidata da Tasso viaggia diretta verso Venezia quando, un chilometro dopo lo svincolo di Codevigo, invade l’opposta corsia di marcia impattando una Hyundai. Al volante di quest’ultima vettura c’è Segato che viene tamponato dall’auto che lo segue. Ma a bordo della Nissan Qashqai, nel seggiolone allacciato al sedile posteriore, c’è la piccola Lucia Tasso, uccisa dal distacco delle vertebre C1 e C2 del rachide cervicale sotto gli occhi del papà e della mamma incinta, pure a bordo. Il pm Giorgio Falcone chiude l’inchiesta contestando a Tasso di aver tenuto un comportamento imprudente e negligente, come di aver violato le norme del codice della strada, non conservando il controllo del mezzo e invadendo l'opposta corsia di marcia. Una ricostruzione sempre contestata dal consulente tecnico della famiglia, Ermes Trovò: «Va fatto un controllo sulla Nissan Qashqai perché il mozzo del volante, collegato al piantone dello sterzo, risultava difettoso». Secondo il tecnico la casa automobilista Nissan aveva richiamato 51 mila Qashqai perché il mozzo del volante, collegato al piantone dello sterzo, poteva cedere. E, in quel caso, il conducente avrebbe perso il controllo. Una versione che non è stata confermata dal perito Gianfranco Fais, sentito in aula dal giudice per non lasciare spazio ad alcun dubbio. Da qui è arrivata la condanna che ha accolto la richiesta del pm Falcone.
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