Dolo, 10 milioni per ricostruire Villa Fini in Riviera

I fratelli Antonio e Amedeo Piva: «Ci daranno un rimborso di 1.500 euro». Il monumento storico di Dolo finora escluso dai piani per la ricostruzione

DOLO. «Ricostruire Villa Fini distrutta dal tornado? Ci costerebbe dagli 8 ai 10 milioni di euro, quando dalle assicurazioni alla fine, fra tasse pagate e risarcimento riscosso, siamo arrivati ad avere 1 milione di euro. Soldi che poi sono stati spesi per pagare i debiti della nostra azienda a cui l’immobile era intestato. Risarcimenti da Stato ed enti locali? Abbiamo avuto notizia che ci daranno 1.500 euro». A parlare è Antonio Piva, proprietario dell’ex Villa Fini insieme al fratello Amedeo, ex presidente della Banca del Veneziano. La villa fu rasa al suolo dal tornado che l’8 luglio 2015 si abbatté sulla Riviera del Brenta.

Ora Villa Fini – una residenza monumentale del valore di circa 10 milioni di euro – è un ammasso di ruderi invaso dalla vegetazione e, inevitabilmente, dalle bisce e dalle pantegane. A lamentare l’incuria in cui versa l’immobile sono soprattutto i proprietari delle attività vicine fra cui bar, panificio e ristoranti. «La villa», spiegano, «è per noi il simbolo della devastazione del tornado che tre anni fa portò distruzione nei Comuni di Dolo, Mira e Pianiga, ed è ancora come era la sera dell’8 luglio 2015 e cioè un ammasso di macerie. Chiediamo che sia recuperata dal degrado in cui versa».



A spiegare l’intricata vicenda sono i proprietari della villa che si trovava poco distante dal Naviglio del Brenta in località Cesare Musatti a Dolo.

«Io con mia moglie e i miei figli», spiega Antonio Piva, «abitavamo in Villa Fini. Per fortuna il giorno del tornado, nel momento in cui si scatenò sulla Riviera del Brenta, in casa non c’era nessuno, altrimenti non si sarebbe salvato nessuno, tanta era la violenza del vento. Io e mio fratello, soci dell’azienda “Duepi snc”, abbiamo avuto dall’assicurazione complessivamente due milioni di euro. Di fatto però i soldi sono serviti per coprire i debiti che c’erano a livello societario e per pagare il fisco e ora l’azienda ha in cassa solo 1.500 euro».

Antonio Piva dal momento in cui il tornado si abbatté sulla Riviera fu costretto a cambiare casa: «Dovetti comprarmi un appartamento per vivere con mia moglie Eugenia Caniato e la mia famiglia», spiega, «era previsto un rimborso per chi era stato costretto a cambiare casa a causa dei danni del tornado, ma siccome l’ho acquistata troppo distante da dove si trovava Villa Fini, e cioè ad Arzergrande, ho scoperto che non ho diritto nemmeno a quel risarcimento. Ora ho saputo che è stata istruita una pratica per avere un risarcimento di 1.500 euro, insomma una beffa».

Antonio Piva spiega che soldi per far partire un cantiere di ricostruzione della villa non ce ne sono. Insieme con il fratello Amedeo lancia un appello: «Se lo Stato, i Beni culturali o anche dei grossi nomi dell’imprenditoria privata, si pensi ad esempio a Gucci , Luis Vuitton, si facessero avanti saremmo ben lieti di vendere il terreno per un’eventuale ricostruzione di Villa Fini. Noi in questo momento non siamo in grado di prenderci direttamente l’onere della ricostruzione».

Villa Fini è il simbolo del tornado che nel luglio di tre anni fa si è abbattuto sulla Riviera del Brenta fra Mira, Pianiga e Dolo. Uno dei monumenti più belli e ricchi di storia della zona da tre anni è solo macerie. —


 

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